Media europei occupano un milione di addetti

Primo studio Commissione Ue sul settore che annovera 200.000 imprese con ricavi in ripresa.

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L’industria dei media europei è composta da 200.000 società, con un milione di addetti. La gran parte (il 99,8%) sono piccole, anche se la gran parte del fatturato è generato dai grandi gruppi (il 50% del totale dai gruppi televisivi).

Il dato emerge dal primoMedia Industry Outlook” della Commissione europea che analizza i media audiovisivi, il comparto del gioco e quello dell’informazione. L’intero settore, segnala lo studio, vede ricavi in ripresa rispetto al periodo della pandemia, ma con grandi differenze: crescono i media online e settori emergenti come il “cloud gaming” o i contenuti immersivi. La tivù tradizionale si mostra resiliente, mentre altri hanno più difficoltà ad adattarsi.

Il settore dell’audio e video in Europa conta 155.000 società, per 91,4 miliardi di ricavi. I contenuti prodotti in Ue rappresentano il 22% del tempo di visualizzazione, contro il 59% dei contenuti provenienti dagli Usa. I ricavi sono in ripresa dalla pandemia, con i video su richiesta in rapida crescita e la trasmissione tradizionale che resta resiliente (vale l’84% dei ricavi).

Il 44% degli europei indica di voler vedere più film e serie provenienti dal proprio Paese (il 45% dagli Usa), rispetto a quelli che chiedono contenuti provenienti da altri Stati Ue (28%).

Nei video giochi e nella realtà immersiva le società attive sono 4.600, per l’80% con meno di dieci dipendenti, e 23,5 miliardi di ricavi. 125 milioni di europei giocano ai videogiochi. Il 75% dei ricavi in Europa è rappresentato da Francia, Germania, Italia, Spagna e Gran Bretagna, con un aumento del 22% all’anno dalla pandemia.

Tra i mezzi d’informazione le televisioni sono 4.000, i quotidiani 34.000 e le radio 5.000. Nel 2021 hanno totalizzato 19,8 miliardi di ricavi tra stampa e media digitali (broadcast esclusi). La maggior parte degli europei consulta le notizie quotidianamente, con la Tv come media preferito. La transizione all’online sta portando a un problema di remunerazione. «Gli europei in generale non pagano per l’accesso ai contenuti informativi», segnala lo studio della Commissione. Il «divario tra il valore attribuito ai contenuti informativi e la suamonetizzazione rappresenta una sfida cruciale per la sostenibilità economica dei mezzi di informazione». Situazione che potrebbe essere affrontata imponendo alle grandi piattaforme che prosperano sulla raccolta pubblicitaria generata dall’utilizzo delle notizie prodotti da terzi dell’obbligo di ripartire una quota adeguata(almeno il 30%) del loro fatturato tra tutti i produttori di contenuti, anche a tutela concreta della normativa sul diritto d’autore e del copyright.

L’European Media Outlook segnala tra l’altro il fenomeno «sempre più diffuso» dei cittadini che non consumano notizie, pur se pari solo a un 7% totale. La percentuale di persone che si dichiarano «molto interessate» alle notizie è diminuito (con casi come in Spagna, dove è passato dall’80% al 55% in sette anni).

Nel 2022, e prima dell’invasione russa all’Ucraina, nel 2022 in Italia, Spagna o Francia oltre un terzo delle persone, soprattutto giovani, ha dichiarato di aver attivamente evitato le notizie.

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