Il repertorio di antichi vitigni di Vigalzano s’arricchisce di due nuove varietà trentine
Nei vigneti trentini tornano due vecchie varietà di vite coltivate un tempo principalmente in Valsugana e in Vallagarina. Si tratta della Biancaccia e della Rossetta di montagna, “salvati” dai ricercatori della Fondazione Edmud Mach che hanno provveduto al recupero delle varietà e all’iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite idonee alla produzione di vino.
Ammontano così a nove gli antichi vitigni recuperati da San Michele, custoditi nella collezione delle 24 varietà storiche del Trentino che si trova a Vigalzano e a disposizione di viticoltori e vivaisti.
Negli ultimi dieci anni, il Centro ricerca e innovazione ha recuperato Casetta (2002), Groppello di Revò (2002), Lagarino (2007) Verdealbara (2007), Maor (2009), Paolina (2009), Saint Laurent (2011), e le ultime “rinate” Biancaccia e Rossetta di Montagna (2013) a completamento del progetto di recupero del germoplasma presente nei vigneti trentini nei secoli scorsi. La collezione di Vigalzano annovera altre varietà storiche che negli anni sono state iscritte nel registro, ad iniziare da Marzemino, Teroldego e Nosiola per arrivare a Enantio, Veltliner e Schiava.
La Biancaccia è presente in provincia di Trento da tempi immemorabili; nel tempo però ha avuto una limitata diffusione. Le zone storiche dove si è maggiormente diffuso sono state principalmente la Valsugana e la Vallagarina. Citata dall’Acerbi nel 1825 dove la considerava una delle varietà più coltivate in Valsugana, la varietà figura come Biancazza nella mappa “Ampelografia trentina. Varietà di viti dominanti nei singoli paesi desunte dalle relazioni dei distretti 1875” nei dintorni di Pergine Valsugana. Oggi questa varietà non è più coltivata e si trova con qualche filare in alcuni vecchi vigneti della Valsugana. Da qualche anno alcune aziende della zona si sono impegnate nel recupero con risultati incoraggianti.
La Rossetta di montagna è un vitigno presente in provincia di Trento da lungo tempo, pur avendo avuto una limitata diffusione. Le zone storiche dove si è maggiormente diffuso sono state principalmente la Valsugana e la bassa Valle del Sarca. Le notizie relative a questo vitigno giungono soprattutto dalle colline a nord di Verona e dalle zone orientali del lago di Garda, ai confini della provincia di Trento e risalgono al 1775. Oggi la varietà si trova in qualche filare in vecchi vigneti della Valsugana, anche se alcune aziende della zona si sono impegnate nel recupero, proponendola come vino bianco fermo o in uvaggio con altri uve da base spumante.