Riforme istituzionali: il governo Meloni attiva il processo di cambiamento della Costituzione

Il primo giro di consultazioni ha evidenziato la contrapposizione tra maggioranza e opposizione sui punti fondamentali della riforma. L’opportunità di eleggere un’assemblea costituente.

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Riforme istituzionali

L’Italia va verso una nuova stagione di riforme istituzionali, forse. Il governo Meloni ha attivato le consultazioni con le varie forze politiche per saggiare le varie posizioni sulle proposte lanciate dalla maggioranza, tra presidenzialismo e premierato, tra aggiustamento della Costituzione esistente e una sua profonda revisione, con processo parlamentare o delegando il tutto all’ennesima commissione bicamerale che la storia parlamentare ha insegnato essere solo un’ottima fucina di meline e paludi politiche buone solo per chiudere la legislatura con un nulla di fatto.

Il primo giro di consultazioni ha comunque evidenziato come il cavallo di battaglia del centro destra e del premier Giorgia Meloni in particolare, il presidenzialismo, sia stato bocciato dalle sinistre, mentre da parte delle opposizioni centriste della fu bicicletta di Carletto Calenda e Matteo Renzi si è aperto ad un premierato forte.

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Il problema per Meloni e il centro destra sono i numeri parlamentari per approvare le riforme istituzionali: se si vuole evitare la forca caudina del referendum consultivo è necessario approvarlo con una maggioranza dei due terzi dei parlamentari, numeri lontani dall’autosufficienza della maggioranza di centro destra, che potrebbero essere rimpolpati parzialmente dalla bicicletta centrista, ma con la necessità di raccattare comunque un’altra decina di voti tra gli incerti delle truppe Dem.

Il rischio per Meloni e la sua maggioranza è di cadere nella palude della melina politica, buona solo per tirare le cose in lungo fino alla fine della legislatura, dando la possibilità alle opposizioni di dire che anche il centrodestra ha fallito alla prova delle riforme.

Per ovviare a questo rischio, Meloni dovrebbe avere il coraggio di agire in contropiede, lanciando la proposta di eleggere un’assemblea costituente, formata da un centinaio di persone che conoscano il diritto costituzionale e pubblico, esperti del settore, evitando di infarcirla solo di personaggi specializzati nei piegamenti a 90 gradi o nelle acrobazie da talamo con il capetto di turno, eletta a suffragio universale con metodo proporzionale con i componenti schierati su due o tre proposte di fondo di riforma. Entro un anno, i membri dell’assemblea costituente devono redigere e approvare un nuovo testo di Costituzione che entra automaticamente in vigore al termine della legislatura in corso, a scadenza naturale o anticipata che sia.

Uno scenario che avrebbe il vantaggio di togliere alle segreterie di partito l’arma del ricatto e di offrire ai cittadini di essere protagonisti del processo delle riforme istituzionali. La palla è lanciata, lo Schiacciasassi sta a vedere che piega prenderanno gli eventi.

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