Infrastrutture alpine: preoccupa la frenata di Francia e Austria

Uggé: «l’Italia paga i “No” alle grandi opere dei governi precedenti da quello Amato del 2000 in avanti».

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Infrastrutture alpine asse del brennero
Il presidente di Conftrasporto Confcommercio, Paolo Uggè.

Crescono i problemi per la circolazione delle merci del sistema manifatturiero italiano, sia in entrata che in uscita, attraverso la cintura delle Alpi che rischia di trasformarsi in un’impenetrabile cintura di castità per l’economia nazionale complice le politiche dei governi di Austria e Francia nel limitare i passaggi delle merci e nel rallentamento delle realizzazione delle infrastrutture alpine in corso d’opera, ad iniziare dai tunnel ferroviari del Brennero e della Val Susa.

Testimone della situazione è Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto Confcommercio e già sottosegretario alle Infrastrutture e trasporti del secondo e terzo governo Berlusconi (2003-2006): «le limitazioni al passaggiodei Tir italiani attraverso il corridoio del Brennero in territorio tirolese risalgono alle responsabilità del governoAmato nel 2000», afferma preoccupato anche del rallentamento dei lavori sulla linea Tav tra Italia e Francia sul lato francese per l’aumento dei costi dei cantieri.

Sulle limitazioni al traffico sul Brennero, Uggè punta il dito sulla Convenzione delle Alpi, ribadendo quanto affermato dal viceministro alle infrastrutture, Edoardo Rixi, al Forum Transport logistic 2023 di Basilea.

«Nel Duemila, il governo Amato sottoscrisse con il ministro all’industria Pier Luigi Bersani la Convenzione delle Alpi – ricorda Uggè –. Erano 12 protocolli, tra i quali il “Protocollo trasporti”, strumento teso a limitare le infrastrutture alpine e al sistema di adduzione all’arco alpino. Fai-Conftrasporto si era battuta, riuscendo a bloccare la ratifica di un progetto che avrebbe solo favorito le condizioni di limitare la libertà di circolazioneper un Paese periferico come il nostro. Ma il governo Prodi (2008), quel progetto lo sostenne e lo approvò, e oggi ne paghiamo pesantemente le conseguenze».

Secondo Uggè «da quella decisione sciagurata del governo Prodi prese spunto il governo regionale del Tirolospalleggiato da quello centrale di Vienna per limitare il transito delle merci italiane su gomma, utilizzando concetti di una politica ambientale attuata per poter incrementare la concorrenzialità del sistema produttivo austriaco. Oggi, il governo Meloni, così come il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, comprende quanto la mobilità e la logistica integrata siano indispensabili per rendere più competitiva l’economia italiana ed europea – aggiunge Uggè -. Le reti TEN, ad esempio, sono lo strumento per favorire lo sviluppo, con il corridoio che unisce il Nord Europa con il Sud con lo scopo di far divenire la Sicilia, con la realizzazione del Ponte sullo Stretto, la piattaforma logistica più avanzata nel Mediterraneo, in grado di intercettare il traffico merci che entra nel Mediterraneo dal canale di Suez. Sono infrastrutture indispensabili e non più procrastinabili».

Uggé rimugina sul mancato avvio delle infrastrutture del recente passato: «la grande spinta agli investimenti che il governo in carica sta sostenendo per eliminare vincoli e ostacoli burocratici, frutto della cultura del “No”, è la strada giusta. Proponiamo al sistema produttivo, turistico e logistico un’azione comune per impedire che una cultura costruita su un malinteso rispetto ambientale, che non considera anche la sostenibilità sociale ed economica, possa a lungo tenere emarginato il nostro Paese».

«Le infrastrutture alpine e gli interventi di interconnessione sono la via per incrementare il grado di accessibilità e allineare l’economia italiana a quella di altri Paesi europei. In questo senso – sottolinea Uggè -, la notizia di oggi sul rinvio della tratta Torino-Lione a dopo il 2043, annunciato dalla Francia – e poi smentito dallo stesso governo francese -, è una doccia fredda che fa male a tutta l’economia europea».

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