“Made in Padova”: ecco le aziende che scattano oltre la crisi

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massimo pavin presidente confindustria pd 2 1Dagli impianti Bedeschi per i laterizi a quelli Plastic Systems per la plastica, dai mobili refrigerati di Enofrigo, alla componentistica per aerei e auto Benozzi Engineering,: queste alcune delle aziende che hanno agganciato la ripresa e crescono dal 5 al 20%

In mezzo ad una crisi che sta sempre più pericolosamente trasformandosi in stagnazione, c’è un pezzo di industria padovana che ha già agganciato la ripresa, ha chiuso il 2013 con ricavi in crescita (dal 5 al 20%) e si affaccia al 2014 con prospettive di solido miglioramento, nonostante una ripresa ancora pallida e incerta.

Nessuna bacchetta magica, ma un mix di tecnologia ed eccellenza produttiva, innovazione complessiva e presidio dei mercati, che ha dato la spinta a una pattuglia di piccole e medie imprese leader in settori diversi, capaci di scattare oltre la crisi.

Dagli impianti per i laterizi e la logistica portuale di Bedeschi a quelli per la lavorazione della plastica firmati Plastic System, dai mobili refrigerati di Enofrigo per esaltare il gusto dell’italian wine, alla componentistica di precisione per il settore aeronautico, l’auto e la robotica di Benozzi Engineering, al vetro curvo ad alta tecnologia “made in” Sunglass che ha sedotto le archistar.

Aziende leste a scattare oltre la crisi. Come Plastic Systems di Borgoricco, leader negli impianti e accessori per l’industria della plastica, che nel primo semestre 2013 cresceva del 20%, appena assestato a fine anno. Chiave di volta del gruppo, con 200 addetti, 45 milioni di fatturato e due filiali a Shanghai e San Paolo del Brasile, è l’internazionalizzazione. «Siamo geneticamente orientati all’export – spiega l’amministratore delegato, Gianfranco Cattapan – con solo il 12% del fatturato in Italia, il 38% in Europa. Il resto del mondo tira di più. L’apertura delle filiali estere, per servire Far East e Sudamerica, ci ha reso competitivi sul prezzo, aggirando dazi e costi di trasporto, e vincenti grazie alla qualità italiana». Qualità garantita da componenti e sistemi di controllo rigorosamente “Made in Italy” e dall’investimento in innovazione (5% del fatturato).

Qualità, contenuto tecnologico, elevatissimo know how sono il propellente della crescita di Benozzi Engineering di Piombino Dese (40 addetti), dal milione fatturato nel 2002 ai 4 milioni nel 2013, un terzo reinvestito in ricerca. È leader nei componenti di alta precisione per il settore aereonautico, auto e moto, robotico, energie rinnovabili, farmaceutico, occhialeria e tessile, in una nicchia in cui sa fare bene il suo mestiere di contoterzista di alta gamma per aziende leader del “Made in Italy”, come Ferrari Corse, Brembo, Aprilia Racing o per produttori di protesi medicali, arredi, macchinari. «I nostri clienti cercano soprattutto la qualità – spiega il presidente Angelo Benozzi -. Noi dimostriamo di essere fornitori affidabili per chi cerca pochi pezzi, ma impeccabili». Un esempio? I componenti per i portelloni di Airbus A380 e Boeing 787 prodotti a Piombino Dese.

Leadership internazionale e tenacia ad investire hanno permesso a Sunglass di Villafranca Padovana di scattare oltre la crisi, puntando a 20 milioni di ricavi nel triennio e crescita da 70 a 80 addetti. È specialista nel vetro curvo ad alta tecnologia per l’architettura e l’industria, produzione rivolta per il 90% all’estero: oltre all’Europa, Medio Oriente e Far East, Usa, Brasile, Cile, Russia. L’innovazione è cruciale. «Gli investimenti in nuove tecnologie, pari al 10-15% del fatturato – spiega il presidente Giuseppe Bergamin – ci permettono di anticipare e rispondere con velocità a studi di progettazione e archistar di livello mondiale». Il vetro curvo Sunglass fa bella mostra in pezzi unici di architettura, come la Foundation Louis Vuitton a Parigi, la London Eye, il Nardini Research Center firmato Fuksas e prossimamente la facciata del New Arena Corinthians di San Paolo dove si apriranno i mondiali brasiliani.

«La strategia numero uno? Correre come matti per prendere il lavoro dove c’è». Rino Bedeschi, amministratore delegato del gruppo Bedeschi di Limena, riassume in una battuta la chiave del successo di un’azienda (ultracentenaria) con 160 addetti, fatturato 2013 in crescita (dai 60 milioni nel 2012), oltre il 95% dall’estero. Diversificazione geografica e di prodotto è la scelta vincente di una realtà che opera negli impianti per la produzione di laterizi, la movimentazione di materiali, la logistica marina e portuale. «Siamo presenti su mercati diversi con tipologie di prodotto diversificate. Così bilanciamo le posizioni su uno scacchiere in continua evoluzione». Oggi tirano Russia, Sud Est asiatico (Indonesia, Malesia, Vietnam), ma soprattutto Stati Uniti. «Una lezione la loro ripartenza – chiosa Bedeschi – per un Paese che non supporta la sua industria. Forse anche per questo le nostre eccellenze vincono all’estero, temprate dagli ostacoli in casa propria».

La curva è tornata a salire alla Enofrigo, dopo un 2012 difficile, oltre i 9 milioni di fatturato e il 2014 si profila positivo per l’azienda di Borgoricco, specializzata nei mobili refrigerati e non per la ristorazione professionale. «Dietro la svolta il mondo è cambiato – spiega l’amministratore delegato Dino Cavinato -. La quota dei ricavi sul mercato interno è passata in un anno dal 45 a sotto il 32%». Evoluzione dettata dal mercato, ma anche da una precisa scelta: «in Italia non vendiamo senza certezza sugli incassi. All’estero invece il saldo è alla consegna, se non anticipato». La ventennale proiezione all’estero si è evoluta nel 2013 in un’internazionalizzazione spinta, con il supporto di Confindustria Padova e l’apertura di tre filiali commerciali a Mosca, Miami, New Delhi. Senza tralasciare l’estetica del prodotto, per intercettare il gusto internazionale. Il risultato? Mentre il settore alimentare arranca, Enofrigo recupera terreno e cresce.

Segnali incoraggianti che spingono il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin, a fare professione di moderato ottimismo: «il 2013 non è stato l’anno della svolta e lo scenario resta debole e incerto, ma ci sono imprenditori che battono la crisi perché hanno capito che questa è la nuova normalità. Queste storie ci dicono che non esistono bacchette magiche né scorciatoie, ma tenacia, lavoro, coraggio e visione strategica. Accanto al malessere, molte aziende sono riuscite a metabolizzare l’occasione di trasformazione, hanno puntato su se stesse e sulla forza del “Made in Italy”. Avanti allora, emulando le imprese che hanno saputo reagire. È sulla vitalità di questo capitale produttivo che bisogna investire. Puntiamo su noi stessi e la ripresa arriverà».