Il prezzo della pasta è oltre la soglia dei 2 euro al chilo, livello decisamente alto, con Ancona che conquista il record della città italiana che vanta il prezzo più alto, Cosenza è la più economica, mentre a Siena si registra l’incremento annuo più pesante. Solo in 12 province i listini di spaghetti, rigatoni e penne risultano oggi inferiori alla soglia dei 2 euro.
I dati sul prezzo della pasta sono stati forniti da Assoutenti, che ha stilato la mappa ufficiale del caro-pasta in Italia e ha deciso di coinvolgere Mister Prezzi affinché faccia chiarezza sull’andamento dei listini del prodotto base sulle tavole degli italiani e su possibili speculazioni.
A marzo, in base agli ultimi dati ufficiali, il record del prezzo della pasta spetta ad Ancona, dove il prezzo medio si è attestato a 2,44 euro al chilo. In seconda posizione Modena (2,41 euro), seguita da Cagliari (2,40 euro), Bologna (2,39 euro) e Genova (2,38 euro). La città più economica è Cosenza, dove un chilo di pasta costa in media 1,48 euro, seguita da Palermo e Siracusa (1,50 euro), riflettendo un’Italia a più velocità sul prezzo degli alimentari, così come in altri prodotti.
Se si confrontano i prezzi attuali con quelli in vigore a marzo 2022, si scopre che i rincari più pesanti si registrano in diverse province della Toscana: il record spetta a Siena, dove un chilo di pasta passa da una mediadi 1,37 euro al chilo dello scorso anno ai 2,17 euro di oggi, con un aumento del 58,4%. Incrementi superiori al 50% anche a Firenze (52,8%) e Pistoia (51,8%). Ad Alessandria le variazioni annue più contenute (+4,6%), mentre a Sassari e Napoli i prezzi salgono “appena” del 9,9% in un anno. Il prezzo medio della pasta in Italia è attualmente pari a circa 2,13 euro al chilogrammo, con un aumento medio del 25,3% rispetto allo scorso anno (quando i listini erano pari in media a 1,70 euro).
«La pasta è uno dei beni più amati dagli italiani, con un consumo pari a circa 23 kg procapite in un anno, ed è evidente che listini così elevati incidono sulle tasche dei consumatori – spiega il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi -. Se lo scorso anno l’inizio del conflitto in Ucraina aveva provocato uno tsunami sui mercati delle materie prime come grano, frumento, mais, ecc., oggi la situazione appare diversa, con le quotazioni che, secondo Coldiretti, sono calate del 30% rispetto allo stesso periodo del 2022. Va poi considerato che i prezzi del granosono omogenei su tutto il territorio nazionale e si attestano attorno ai 38 centesimi di euro al chilo: non si capisce quindi la ragione di differenze dei listini al dettaglio della pasta così elevate tra le varie province».
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