Caro certificati emissioni di carbonio: +500% in tre anni

L’aumento dei consumi di carbone spinge le industrie a fare incetta di certificati per evitare le multe Ue, ma con costi che sono schizzati dai 20 al 100 euro a tonnellata di CO2.

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confindustria ceramica Caro certificati emissioni di carbonio

La manifattura europea è alle prese con il caro certificati emissioni di carbonio, necessari per abbatterel’importo delle multe Ue in caso di sforamento sui livelli delle emissioni climalteranti in tutti quei processi dove la decarbonizzazione è problematica.

L’Unione europea nel 2005 ha introdotto il sistema dei “permessi” Ets per emettere anidride carbonica è soddisfatta perché il sistema di protezione ambientale funziona. I “permessi”Ets  sulle emissioni di CO2, dopo aver superato pochi giorni fa la soglia dei 100 euro per tonnellata equivalente aggiornando tutti i loro record, hanno leggermente frenato, chiudendo la settimana a quota 94. Ma dai minimi del marzo 2020sotto i 20 euro, il caro certificati emissioni di carbonio che produttori e aziende devono comprare sul mercato è esploso: dalla media più ponderata di quel periodo sono comunque cresciuti del 300%.

Il rialzo è dovuto soprattutto al ritorno dell’impiego del carbone per paura che la guerra in Ucraina facesse esplodere i prezzi dell’energia, con il recente allentamento dei prezzi del gas che invece fa prevedere una ripresa dell’attività industriale mondiale.

Secondo gli analisti, i certificati Ets sono destinati a proseguire il loro andamento al rialzo anche perché, nonostante il conflitto in Ucraina non accenni a trovare una soluzione, la politica europea non ha abbandonato i suoi obiettivi ambientali.

Il sistema ha l’obiettivo di ridurre la produzione di gas a effetto serra, considerando costi ed efficienza economica di chi li emette. Un sistema con il quale l’Ue limita il volume di gas che può essere prodotto dalle industrie ad alta attività energetica, dai produttori di energia e dalle linee aeree dei Paesi membri, oltre che di Islanda, Liechtenstein e Norvegia, che hanno aderito al progetto. È Bruxelles a stabilire i tetti massimi, con i soggetti economici che ricevono o acquistano le quote, che possono essere anche scambiate. E’ nato così un mercato direttamente collegato all’obiettivo di riduzione delle emissioni Ue di almeno il 40% entro il 2030.

settori che devono rispettare il sistema Ets nel 2025 dovranno aver ridotto le proprie emissioni del 43%rispetto al 2005, anno di avvio delle regole ambientali. E in dicembre 2022 è stato aggiunto il nuovo piano “Fit for 55”, con l’Europa che chiede ai settori produttivi di portare il taglio delle emissioni al 62%, con una parallelariduzione del numero delle quote di emissione.

Conseguentemente, si aspettano nuovi record del caro certificati emissioni di carbonio, con il calo del prezzo del gas che aiuta. Il mercato si aspetta che i prezzi dell’energia in discesa possano accrescere l’attività industriale, con maggiori necessità di certificati Ets per compensare le emissioni non riducibili.

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