Aiuti di stato: dal confronto con gli Usa l’Europa arriva tardi e male

Gli aiuti previsti dal governo Usa tramite la leva dei 370 miliardi di dollari per produrre in America drena gli investimenti dall’Europa.

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Nel confronto-scontro sugli aiuti di stato tra Unione europea e Stati UnitiBruxelles rischia di uscire nuovamente con le ossa rotte, visto che il governo americano con la scusa di intervenire sui maggiori costi derivanti dalla corsa dell’inflazione non ha fatto altro che mettere sul piatto 370 miliardi di dollari per sovvenzionare le industrie che decidono di produrre sul suolo americano prodotti utili per ridurre l’impatto ambientale.

Per un’Europa che ha scelto acriticamente di imbracciare la lotta zero all’inquinamento, nonostante che il proprio apporto all’inquinamento complessivo sia praticamente trascurabile – l’8% di quello globale – c’è il rischio che la propria transizione ecologica si compia a danno della manifattura continentaleattratta dalle sirene americane, visto che gli aiuti di stato messi in campo da Bruxelles valgono un quinto di quelli americani.

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Il risultato non si fa attendere: tante imprese che avevano annunciato di investire in nuove fabbriche per la produzione di batterie o di veicoli elettrici sul suolo europeo stanno seriamente valutando la possibilità di bloccare gli investimenti in Europa e di trasferirli negli Stati Uniti perché avrebbero vantaggi miliardari.

Di qui la decisione in corner dell’Unione europea di allargare le maglie degli aiuti di stato ma, e qui sta la differenza sostanzialenon a livello comunitario, ma a quello dei singoli stati. Il risultato è che realtà con la finanza pubblica in miglior ordine – Germania e Francia su tutte – potranno aiutare molto di più le proprieindustrie a reggere la concorrenza sleale americana, mentre gli altri – a partire da Italia e Spagna – probabilmente dovranno accontentarsi delle briciole se non guardare solamente. E la conseguenza di ciò sarà una nuova picconata al mercato unico europeo, con la crescita e l’ampliamento delle profonde differenzeeconomiche e sociali già esistenti, spazianti tra un reddito medio per abitante dai 110.000 euro di un lussemburghese agli 8.000 di un bulgaro.

Di fatto, la Commissione presieduta dal duo Ursula von der Leyen e Frans Timmermans rischia di danneggiareirrimediabilmente l’economia continentale, vuoi con provvedimenti demagogici per l’azzeramento delle emissioni climalteranti, vuoi abbattendo gran parte della manifattura europea a favore di quella americana, sostenuta anche da quelle multinazionali europee che approfittano delle agevolazioni dello Zio Sam. Davvero un risultato da campione dell’europeismo parolaio e arruffone.

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