L’Europa abolisce i dazi al tessile prodotto in Pakistan: problemi per la produzione italiana

0
388
Aula parlamento europeo 1
Aula parlamento europeo 1Fascina: “una decisione infame che penalizzerà il sistema moda veneto ed i suoi subfornitori”. Berlato deposita un’interrogazione al Parlamento europeo

La Commissione Europea ha deciso di rendere permanente l’esenzione totale dei dazi sui prodotti tessili e di abbigliamento pakistani, introdotti come aiuti umanitari a seguito delle alluvioni del 2010 e che avrebbero dovuto scadere a fine anno.

La Commissione, con l’accordo dei governi di 21 paesi dell’Unione europea a fronte di 7 contrari e l’astensione (colpevole) del governo italiano, aveva inserito il Pakistan nella lista dei paesi da sostenere per l’impegno finalizzato al rispetto dei diritti fondamentali e degli obblighi sociali e ambientali. Impegno che viene ora premiato con i dazi al tasso zero per i prodotti tessili.

Un voto che ha sollevato le critiche accese del settore tessile veneto: «è un voto sbagliato della UE, ma soprattutto una astensione infame dell’Italia» commenta Gianluca Fascina, presidente regionale veneto della Federazione moda di Confartigianato, secondo il quale «non solo in questi tre lunghi anni il Pakistan è diventato, grazie alle agevolazioni, un nostro forte e agguerrito competitor, ma continuerà a farci una concorrenza bestiale aggiungendo alle esenzioni, la forza dei prezzi bassissimi di produzione. Ciò perché, come è dimostrato da molti fatti di cronaca anche recenti e da rapporti di enti indipendenti, in Pakistan non solo vi sono ripetute violazioni dei diritti delle minoranze religiose, dei diritti delle donne e di quelli dei bambini, ma anche che molto spesso, nelle fabbriche tessili, non vengano rispettati i diritti dei lavoratori e la loro sicurezza. La decisione della Commissione nulla ha a che spartire con un premio per un impegno concreto in questi ambiti, ma sembra essere più un favore alle grandi multinazionali della moda, italiane e non, che degli accordi “preferenziali” fanno un utilizzo massiccio».

Secondo Fascina «la cosa peggiore è che a pagarne il prezzo più alto in termini di lavoro ed occupazione sarà proprio l’Italia ed il suo cuore pulsante per la moda: il Veneto. Una stima del presidente di Sistema Moda Italia Claudio Marenzi – che sull’argomento ha una posizione molto forte e condivisa da noi artigiani – parla di 120.000 posti di lavoro a rischio, di cui 40.000 in Italia. Ebbene la specializzazione produttiva della nostra regione in particolare nelle lavorazioni conto terzi dei laboratori artigiani è a forte rischio. Il pericolo è di perdere un ulteriore pezzo di una filiera delicata e complessa che, perfettamente efficiente sino alla porta del capannone, cade sotto i colpi di un Governo capace solo di mettere tasse e girare le spalle alle proprie imprese nel momento del bisogno».

Sulla decisione presa dalla Comissione, l’eurodeputato veneto Sergio Berlato ha depositato un’interrogazione, nella quale condivide gli allarmi lanciati dagli artigiani del Veneto. Berlato chiede alla Commissione europea se «sia intenzionata ad applicare la clausola di salvaguardia che prevede la possibilità di ripristinare i dazi doganali per i prodotti la cui importazione può provocare gravi difficoltà ai produttori europei; se ritiene, in quanto l’Ue è il primo donatore di aiuti umanitari al mondo, di rivedere la propria strategia di cooperazione con i paesi terzi tenendo presente le gravi difficoltà economiche che interessano molte delle sue regioni; se intende tutelare la propria industria manifatturiera stilando una lista di settori da proteggere, tra i quali il tessile, alla luce della evidente disparità di regole a cui devono sottostare i produttori europei a differenza dei loro concorrenti extraeuropei».