La commissione Attività produttive della Camera continua le audizioni delle varie categorie protagoniste del “Made in Italy”, che sarebbe più opportuno definire “Prodotto in Italia” anche per valorizzare al meglio la cultura e la lingua del Belpaese, con il settore della moda e delle attività professionali.
Per Federmoda «le Pmi della moda rappresentano un volano per l’attrattività del nostro Paese, in strettoconnubio con il turismo. Il turismo degli acquisti della moda è profondamente cambiato, con cinesi e russi che nel 2019 detenevano il vertice negli acquisti, sostituiti oggi da turisti americani, dei paesi del Golfo, giapponesi, svizzeri ed europei – ha detto Giulio Felloni, presidente nazionale di Federazione Moda Italia-Confcommercio -. La moda fa da attrattore per il nostro Paese e crea nuovi posti di lavoro, rispondendo all’esigenza di innovazionee formazione per competere in un contesto globale sempre più competitivo».
Per Felloni «il contesto normativo europeo sembra avverso al riconoscimento attribuito dal mercato al nostro“Made in Italy-Prodotto in Italia”. E’ ancora facoltativo e troppo astratto il concetto di origine e provenienzadeclinato a livello europeo. L’assenza di regole chiare penalizza non solo i produttori europei ma anche i consumatori, in riferimento anche al dilagare di truffe e contraffazioni».
«Serve aumentare l’attività di controllo della contraffazione offline e online e produrre iniziative di filiera etica, anche attraverso l’uso di tecnologia come la blockchain. Così – conclude Felloni – si agevolerebbe il contrastoalla contraffazione. Magari anche attraverso la riduzione dell’Iva al 10% per il rilancio dei consumi “Made in Italy” certificati».
Dal fronte della Confederazione Aepi (Associazioni europee di professionisti e imprese) «il “Made in Italy” in questi ultimi due anni ha saputo reagire agli shock, mantenendo un robusto trend di crescita – evidenzia il direttore generale Gianluca Musiello -. Ma i presupposti del 2023 non sono così rosei, tra aumento dei prezzi e caro energia, che si aggiungono a elementi di difficoltà cronici del nostro Paese. Occorre strutturare un piano di transizione digitale su più livelli che faccia leva anche sul marketing».
Per Musiello «è molto importante l’e-commerce, così come l’idea di creare una piattaforma dove farepromozione del “Made in Italy”. Poi c’è l’aspetto della cybersicurezza, dove dobbiamo essere competitivi. Serve puntare sulla formazione, soprattutto all’interno delle aziende. Bene il voucher per l’internazionalizzazione, così come la valorizzazione di figure importanti per le nostre piccole aziende come l’export manager. Dobbiamo lavorare alla sburocratizzazione e al miglioramento del sistema giudiziario, dando così quel valore aggiunto che serve alle nostre imprese per essere competitive rispetto alle omologhe estere».
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