Superbonus 110%: dopo l’ubriacatura grillopiddina serve una strategia

Studio Nomisma sugli effetti della misura. Dopo lo stop del governo, per riqualificare il 98% degli edifici residenziali esclusi dal Superbonus serve cambiare passo.

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Il Superbonus 110% dedicato all’efficientamento energetico è un tema di grande attualità e vivace dibattito in virtù del decreto emanato dal Governo per rimodularne in modo profondo l’applicazione, a partire dallo stopalla cessione dei crediti fiscali.

Se, da un lato, il provvedimento risulta comprensibile alla luce del costo complessivamente già sostenuto dallo Stato pari a 71,8 miliardi euro (destinati a crescere fino a 120 miliardi), per una valutazione organica degli impatti che deriverebbero dalla sua soppressione è certamente utile una analisi complessiva dei ritorni prodotti e da una fotografia quanto più possibile puntuale su come è stato applicato.

Con l’obiettivo di portare un contributo costruttivo al dibattito in corso, il «110% Monitor» divulgato periodicamente da Nomisma sulla base del patrimonio informativo proprietario e dell’analisi di fonti terze, segnala che nella rilevazione resa disponibile a gennaio dall’Enea relativamente alle detrazioni fiscali, il totalecomplessivo dei lavori avviati per l’efficientamento energetico in Italia risultava pari a 65,3 miliardi di euro, con un investimento medio di 175.234 euro.

Il 47% del totale, pari a complessivi 30,5 miliardi di euro (e un investimento medio pari a 594.892 euro), ha riguardato interventi pianificati nei condomini, contro 24,5 miliardi degli edifici unifamiliari (113.846 euro di media) e 10,3 miliardi relativi a edifici funzionalmente indipendenti (96.878 euro di media).

Complessivamente le asseverazioni depositate nel 2022 sono state 372.297 a fronte di un valore degli interventicompletati pari a 49,7 miliardi di euro. Sul totale delle asseverazioni, solamente 51.247 hanno riguardato condomini, ovvero la tipologia di abitazioni che maggiormente avrebbero dovuto beneficiare dal provvedimento, contro le 215.105 degli edifici unifamiliari e le 105.945 delle unità funzionalmente indipendenti.

Dai dati Enea, 58.355 asseverazioni sono state presentate in Lombardia (il 15,3% del totale, per la precisione), contro le circa 46.500 del Veneto (12,3%). Le 31.500 del Lazio (8,6%), le 30.700 dell’Emilia Romagna (8,0%), le29.600 della Toscana (7,8%) e le quasi 27.000 del Piemonte (7,2%).

Secondo le stime del “110%Monitor” di Nomisma, i cantieri che dovrebbero essere stati conclusi sono circa 232.000 e coprirebbero meno del 2% del parco edifici residenziali in Italia. Decisamente troppo pochi rispettoalla massa di soldi pubblici spesi.

Secondo il recente studio di Nomisma l’impatto economico complessivo del Superbonus 110% sull’economia nazionale è stato pari a 195,2 miliardi di euro, con un effetto diretto di 87,7 miliardi39,6 miliardi di effettiindiretti e 67,8 miliardi di indotto.

Per valutare gli effetti finanziari del provvedimento va segnalato come già nel 2021 un’analisi prodotta dalConsiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) evidenziava che il disavanzo per le casse dello Stato sarebbe stato compensato dalla generazione di Pil. Lo studio indicava come complessivamente un carattere di sostenibilitàdella misura sarebbe stato prevedibile in un orizzonte di 4 o 5 anni, periodo in cui, dati i precedenti, la domanda di ristrutturazioni e di efficientamento energetico degli edifici avrebbe potuto mantenersi su livelli elevati, attivando nel sistema economico ulteriori effetti di crescita.

Complessivamente, l’incremento del valore degli immobili oggetto di riqualificazione, nell’ipotesi che tutte le unità immobiliari riqualificate rientrino nelle classi energetiche inferiorisupererebbe i 7 miliardi di euro.

In uno scenario – in cui si stima che in Italia il settore delle costruzioni consumi oltre il 30% dell’energia primaria (generata per il 93% da fonti non rinnovabili) e sia responsabile di circa un terzo delle emissioni di gas serra – risulta particolarmente rilevante anche una valutazione dell’impatto positivo a livello ambientale: dai risultati dello studio emerge una riduzione totale delle emissioni di CO2 in atmosfera, responsabile mediamente del 40% del totale con punte fino al 70% nelle grandi città, stimata in 1,42 milioni di tonnellate. Al riguardo, l’investimento per la transizione ecologica attraverso il Superbonus 110% è di 59 euro per tonnellata CO2, contro 52 euro per Trasporti e 95 per Industria.

Questo per altro si riflette anche sul bilancio delle famiglie, con risparmi pari a circa 29 miliardi di euro (dati stimati da Nomisma sui cantieri già conclusi). Nello specifico, per chi ha beneficiato della misura il risparmiomedio in bolletta, considerando anche il periodo straordinario di aumento dei costi dell’energia, è infatti risultato pari a 964 euro all’anno. Lo studio evidenzia anche una riduzione del 15,5% per un solo salto di classeenergetica, 30,9% per un salto di 2 classi energetiche e del 46,4% per un salto di 3 classi.

Da non trascurare, infine, l’impatto sociale che, sempre secondo lo studio di Nomisma, ha visto un incrementodi 641.000 occupati nel settore delle costruzioni e di 351.000 occupati nei settori collegati.

Secondo una indagine prodotta da Nomisma a fine 2022, in caso di conferma del provvedimento anche per l’anno in corso sarebbero 10,3 milioni le famiglie ancora interessate a un intervento finalizzato all’efficientamento energetico di un immobile di proprietà. Di queste, 4,6 milioni di famiglie dichiaravano di aver già deciso o di avere intenzione di usufruire del Superbonus.

A fronte di 3,5 milioni di famiglie che hanno già iniziato una fase esplorativa (fase di delibera + fase di verifica dei requisiti sugli interventi deliberati + completamento degli accertamenti ma lavori non ancora avviati), 1,5 milioni di famiglie dichiarava di aver già avviato i lavori o, addirittura, di aver già completato gli interventi.

Il 25% di coloro che hanno già usufruito della misura presenta un reddito familiare più elevato della media(oltre i 3.000 euro al mese) e nel 23% dei casi è proprietario di una seconda casa.

Sono però stati 1,7 milioni gli italiani con reddito medio-basso ad aver beneficiato del provvedimento da quando è stato varato a conferma del fatto che la misura ha reso possibile l’accesso alla riqualificazioneprofonda delle proprie unità abitative a una porzione di popolazione meno abbiente che, altrimenti, non ne avrebbe usufruito.

Il profilo dei beneficiari è prevalentemente rappresentato da impiegati (nel 28% dei casi), residenti in comunicon un numero di abitanti compreso tra 40.000 e 100.000 abitanti (15%) e proprietario di un appartamento in condominio composto al massimo da 8 unità abitative (25% del totale).

Nel 64% dei casi, le famiglie hanno preferito rivolgersi direttamente a una impresa di costruzioni, contro il 9% di grandi imprese e l’8% di Utilities, portando un beneficio prevalentemente a operatori di dimensione medio-piccola.

«Il Superbonus 110% ha avuto l’indubbio merito di contribuire al rilancio della nostra economia in una situazione drammatica come quella pandemica – commenta Luca Dondiamministratore delegato di Nomisma-. La misura emergenziale andava, tuttavia, corretta per attenuarne l’eccessiva onerosità, oltre agli evidenti trattidi iniquità e alle conseguenze distorsive che ha generato sul costo dei fattori di produzione. La mancata adozione di modifiche sostanziali ha portato alle drastiche conseguenze degli ultimi giorni, con l’adozione di misure di salvaguardia che, se non emendate, rischiano di decretare l’epilogo di iniziative imprescindibili per il rinnovamento del patrimonio immobiliare italiano». 

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