Dopo la protesta di Coldiretti, le precisazioni dell’industria sul “Made in”

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Taliana: “il 72% delle materie prime trasformate dall’industria è italiano, ma la produzione nazionale è insufficiente per soddisfare tutta la domanda”

Dopo la clamorosa protesta al brennero e a Roma da parte di Coldiretti sulla reale identità dei prodotti alimentari che finiscono sulle tavole italiane, che ha portato alla scoperta di numerose importazioni d prodotti alimentari intermedi che poi in Italia subiscono solo la lavorazione finale, scende in campo l’industria della trasformazione per bocca del presidente della Sezione alimentari di Confindustria Padova, Giovanni Taliana: “la lotta alla contraffazione alimentare e la sicurezza del consumatore sono troppo importanti per essere oggetto di demagogia e di polveroni mediatici.

Siamo da sempre in prima linea nella difesa della qualità delle nostre produzioni e della sicurezza alimentare. Lo dimostra il primo sì di Bruxelles all’etichetta sulla provenienza delle materie prime, risultato della forte pressione di Confindustria. È in Europa che si gioca la tutela di tutta la filiera agroalimentare, dall’agricoltura alla trasformazione, non a Roma. Di questo farebbe bene a occuparsi il ministro De Girolamo”.

Secondo Taliana “l’industria alimentare italiana assorbe il 72% dei prodotti agricoli nazionali, ma è strutturalmente obbligata a importare materie prime agricole a integrazione di una produzione nazionale insufficiente. Questo nel pieno rispetto della normativa europea. Siamo i primi a sostenere il potenziamento dei controlli, così estesi e penetranti da rendere sicuro il prodotto alimentare trasformato in Italia. Ma ogni strumentalizzazione o demagogia protezionistica rischia di diffondere messaggi ambigui e di pregiudicare l’intero settore agroalimentare, che è il secondo in Italia con 132 miliardi di fatturato, di cui 27 alla voce export”.

Il Veneto, con 4.900 imprese agroalimentari e oltre 35.000 addetti (890 le imprese padovane con 4.700 occupati), realizza l’11% di questo fatturato, pari a 14 miliardi. Nel primo semestre del 2013 le esportazioni venete di prodotti alimentari sono cresciute del 7,4% (Italia +6,7%).

L’appello di Taliana è volto ad evitare gli integralismi e a spostare l’attenzione sul futuro del “Made in Italy” agroalimentare e sulle strategie per allargare i mercati: “non si può ridurre il tema a una lotta di confine. La contraffazione si combatte presidiando i mercati, promuovendo con più incisività i prodotti italiani di qualità, rafforzandone la reputazione negli altri paesi europei e nel mondo, sbocchi decisivi per tutta la filiera agroalimentare. Occupiamoci di come valorizzarne il potenziale, visto che altri paesi, come la Germania, esportano più di noi senza avere la nostra qualità e tradizione enogastronomica”. Secondo l’esponente confindustriale “possiamo fare ancora meglio, valorizzando l’assoluta qualità del prodotto trasformato in Italia e spingendo sull’internazionalizzazione rafforzando le reti lunghe, stimolando i processi di aggregazione tra imprese. Sono le priorità su cui essere compatti e che ci auguriamo siano al centro del confronto con le forze politiche, anche in vista delle prossime elezioni europee. Siamo convinti che anche la Regione sia determinata in questa direzione, per rendere sempre più moderna e competitiva la filiera agroalimentare”.