Superbonus 110% al 31 gennaio 2023 spesi 71,7 mld

Cgia: una spesa abonorme per riqualificare solo il 3,1% degli edifici residenziali del Paese.

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Cala il sipario sulle cessioni dei crediti, sugli sconti in fattura e il bilancio sul Supebrbonus 110% è in chiaro-scuro. A fronte di 372.303 asseverazioni depositate entro il 31 gennaio scorso, lo Stato, con il cosiddetto Superbonus 110%, dovrà farsi carico di una spesa di 71,7 miliardi di euro. Ricordando che in Italia sono presenti quasi 12,2 milioni di edifici residenziali, l’Ufficio studi della CGIA ha ipotizzato che, fino ad ora, questa misura abbia interessato solo il 3,1% del totale degli immobili ad uso abitativo. In altre parole, avendo dato la possibilità ai proprietari di riqualificare queste unità abitative con la detrazione fiscale del Superbonus 110%, lo Stato si è addossato un costo pari a 72,7 miliardi di euro per migliorarel’efficienza energetica di una quota ridottissima di edifici presenti nel Paese.

Il Superbonus non va bocciatoin toto perché ha contribuito a incentivare la ripresa economica di un settore, come quello dell’edilizia, che in italia ha un peso specifico importante. Tuttavia, questa misura ha provocato un costo in capo alla fiscalità generale spaventoso e non proporzionale al numero di edificiche sono stati “efficientati”.

Ora, dopo la cancellazione degli sconti in fattura e delle cessioni del credito, il proprietario di un immobile residenziale potrà beneficiare della detrazione del 90% (e non più del 110%), compensando lo sconto solo in sede di dichiarazione dei redditi. E’ evidente che l’appetibilità dello strumento è destinata a scemare. Tuttavia, la cosa più preoccupante è che con il decreto del governo approvato l’altro ieri non è stata trovata una soluzione per le tante aziende e famiglie che sono in possesso di una massa di crediti fiscali importanti e non più esigibili. Una situazione che nel giro di qualche mese rischia di far fallire molte aziende del settore delle costruzioni.

La convinzione di aver speso troppo e di averdrogato” anche il mercato edilizio è comunque moltoelevata. Il meccanismo, che consentiva di detrarre fiscalmente molto più di quanto un proprietario era chiamato a spendere per ristrutturare un edificio, ha innescato una bolla inflattiva preoccupante, alimentata anche dal forte aumento dei prezzi registrato nel 2022 da tutte le materie prime. A fronte di un boom della domanda che, tra l’altro, per legge doveva essere soddisfatta entro un determinato periodo temporalmente ridotto, il Superbonus 110% ha contribuito a far schizzare all’insù i prezzi di moltissimi materiali (ferro, acciaio, legno, sabbia, laterizi, bitume, cemento, etc.) e altri per molto tempo sono pressoché scomparsi dal mercato (lana di roccia, polistirene, ponteggi, etc.).

A livello regionale, è il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al Superbonus 110% in relazione agli edifici residenziali esistenti. Con 46.447 asseverazioni, l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero degli edifici residenziali esistenti è pari al 4,4%, in Toscana scende al 4% in Lombardiaal 3,9%, Emilia Romagna al 3,8%, Friuli Venezia Giulia al 3,3% e Trentino Alto Adige al 3,2%. Le regioni meno coinvolte, invece, sono la Calabria, Valle d’Aosta e Liguria (tutte con un’incidenza del 2%), insieme alla Sicilia che chiude la graduatoria con l’1,7%.

A livello nazionale, infine, l’importo medio delle detrazioni a fine lavori previsto è pari a 192.756 euro per edificio residenziale. I picchi massimi sono in Campania (247.337 euro), Basilicata (254.090 euro) eValle d’Aosta (267.698 euro), Trentino Alto Adige (230.853 euro), Emilia Romagna (199.997 euro). Chiudono la graduatoria, invece, Friuli Venezia Giulia (152.056 euro), Toscana (151.206) e Veneto(150.906 euro)

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