Concessioni balneari: la Commissione europea avvia la procedura d’infrazione per la Spagna

Proroga di 75 anni delle concessioni esistenti. Nel mirino anche la proroga italiana.

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Concessioni balneari

Mentre il governo Meloni decide di prorogare di un altro anno il regime delle concessioni balneari in capo ai titolari attuali tramite il decretoMilleproroghe” in corso di ratifica al Parlamento, la Commissione europea avvia la procedura d’infrazione nei confronti della Spagna per avere prorogato le concessioni balneari iberiche di ben 75 anni in capo ai titolari senza alcuna gara.

La Commissione ha deciso di avviare un’infrazione contro Madrid per non aver garantito una procedura di selezione trasparente e imparziale per il rilascio delle concessioni relative alle aree costiere. Inoltre, secondo la Commissione, la possibilità di estendere le concessioni esistenti fino a 75 anni senza alcuna giustificazione è contraria alle norme dell’Ue.

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Secondo quanto ricorda una nota dell’esecutivo europeo, «la legge spagnola sulle coste prevede la possibilità di rilasciare concessioni (autorizzazioni ai sensi della direttiva sui servizi) per la costruzione di strutture permanenti (ad esempio ristoranti, aziende agricole, industria cartaria o chimica, ecc.) nel cosiddetto “demanio pubblico marittimo-terrestre”, al di fuori dei porti, senza una procedura di selezione aperta e trasparente».

Inoltre, la Commissione spiega che la legge spagnola prevede «la possibilità di estendere la loro durata fino a 75 anni, sempre senza una procedura di selezione. Questa legge viola la direttiva sui servizi».

Da Bruxelles si ribadisce come la necessità di affrontare il tema delle barriere nel settore dei servizi sia «particolarmente critico». Secondo la relazione annuale sul mercato unico recentemente pubblicata, il 60% degli ostacoli che le imprese hanno incontrato 20 anni fa esiste ancora. «Gli ostacoli confermati dalle imprese interessate comprendono procedure nazionali complesse e mancanza di informazioni al riguardo; requisiti nazionali sproporzionati nel settore dei servizi e requisiti amministrativi onerosi per la fornitura di servizi, anche per quanto riguarda il distacco dei lavoratori».

La procedura avviata nei confronti della Spagna costituisce un campanello d’allarme nei confronti del governo italiano, che ha già ricevuto un richiamo da parte della Presidenza della Repubblica al rispetto delle normative europee e delle sentenze del Consiglio di Stato che aveva disposto l’obbligo di effettuare le gare di rinnovo delle concessioni entro la fine del 2023.

Il ministro al Turismo, la meloniana (e imprenditrice del settore), Daniela Santanché, fa spallucce: «l’Italia rischia la procedura d’infrazione sulle concessioni balneari? Mi auguro di no e mi auguro che il ministro Raffaele Fitto, che è una persona capace e competente, sappia in Europa far capire le nostre peculiarità e quello che i nostri stabilimenti balneari rappresentano. Noi l’abbiamo sempre detto che stiamo con gli stabilimenti balneari».

Uno scenario che viene criticato da Daniela Sbrollini, senatrice di Azione-Italia Viva, secondo cui «a preoccuparci rispetto alle concessioni dei balneari non è solo la proroga di un anno ma, soprattutto, le norme che le fanno da corollario: consentirebbero di rinviare ulteriormente le gare fino al 2025. Per fare chiarezza su quali fossero le reali intenzioni del governo avevamo chiesto una relazione tecnica alla Ragioneria dello Stato. Ma la maggioranza ha presentato tre emendamenti diversi proprio per evitare che si arrivasse a un parere della Ragioneria. E come non bastasse, ieri abbiamo assistito a continue sospensioni, spesso poco trasparenti, che servivano solo a prendere tempo. Il problema è che la linea adottata dal governo rimanderebbe ancora l’applicazione della Bolkenstein, la direttiva europea che impone gare pubbliche a tutela della concorrenza del commercio su aree pubbliche. E questo ci espone alla possibilità di pesanti sanzioni. Rilievi importanti in questo senso sono arrivati, non a caso, anche dal Quirinale. Non possiamo dire che l’Europa va bene a giorni alterni».

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