A dicembre 2022, Istat stima per i consumi un calo congiunturale per le vendite al dettaglio (-0,2% in valore e -0,7% in volume), sottolineando che su base tendenziale a dicembre le vendite al dettaglio aumentano del 3,4% in valore e registrano un calo in volume (-4,4%). Nel complesso del 2022 le vendite al dettaglio in valore crescono rispetto all’anno precedente (+4,6%) mentre i volumidiminuiscono (-0,8%) a causa del calo dei beni alimentari (-4,2%) non compensato dall’aumento dei prodotti non alimentari (+1,9%).
Per Confesercenti la crescita delle vendite nel 2022 è solo un’illusione ottica perché in realtà si è registrato un calo in volume: «inflazione e caro bollette hanno inciso sulla stabilità degli acquistidelle famiglie a Natale, vanificando la ripresa dei consumi auspicata e pesando sul commercio al dettaglio, il cui quadro resta critico in particolare per i piccoli negozi che hanno registrato un crollo del 7% circa in volume».
Mentre le grandi strutture di vendita sono riuscite, seppur di poco, a mantenersi in area positiva(0,2% in volume), per le piccole superfici si è rilevata, anche in media d’anno, una cadutasignificativa che sfiora il 2%. In particolare, secondo Confesercenti, soffrono le vendite di benialimentari che da gennaio scorso registrano variazioni negative anno su anno: un indicatore, questo, del livello di difficoltà che le famiglie devono affrontare nella spesa per gli acquisti.
«Il 2023 rischia di diventare nel triennio post pandemia l’anno con il peggiore risultato della spesadomestica – dice Confesercenti -. Auspichiamo interventi rapidi ed incisivi a sostegno di famiglie ed imprese: se, come ipotizzato dallo stesso ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, nel corso del 2023 le tariffe di luce e gas si riducessero del 40%, si libererebbero circa 30 miliardi di spesa aggiuntiva. La spesa complessiva sostenuta dalle famiglie per le utenze domestiche passerebbe da quasi 76 a poco più di 45 miliardi di euro, scendendo da 2.950 euro a 1.780 euro l’anno per famiglia: così si potrebbe ridare fiato ai bilanci familiari ed imprimere un’accelerazione ai consumi, una vera boccata d’ossigeno fondamentale per le imprese». (ANSA).
Anche per Confcommercio, il dato diffuso da Istat «è peggiore delle attese» e «indica un chiaro sintomo delle difficoltà che cominciano ad avere le famiglie nel mantenere i livelli di benessereeconomico» sottolineando che «al netto degli importanti aiuti che continuano a sostenere soprattutto le fasce più deboli della popolazione, le pressioni determinate dall’elevata inflazione sul redditodisponibile e sulla ricchezza detenuta in forma liquida continuano a comprimere i consumi».
Confcommercio esprime preoccupazione per la tenuta dei piccoli negozi. «I prezzi relativi, in peggioramento per i beni – prosegue – agevolano lo spostamento verso i servizi, soprattutto turistici. Anche su questo versante, tuttavia, è lecito prevedere un rallentamento nell’orizzonte del primo semestre dell’anno in corso. Tutto ciò si potrebbe tradurre in un primo quarto del 2023 caratterizzato da una moderata riduzione del prodotto in termini congiunturali. In un contesto che vede quasi tutte le tipologie distributive evidenziare, al netto della componente relativa al prezzo, andamenti non positivi delle vendite, i piccoli negozi continuano a essere particolarmente penalizzati. L’equilibrio di molte piccole imprese è, quindi, già molto fragile e non si può escludere una riduzione dei livelli di servizio commerciale in molte città italiane».
Difficoltà e allarme anche per Federdistribuzione, specie per la sostenibilità nel tempo delle filiere: «il quadro economico rimane ancora caratterizzato dall’incertezza e da un elevato livello di inflazione di fondo, fattori questi che incidono sul potere d’acquisto degli italiani che da mesi stanno riducendo i consumi, in termini sia qualitativi che quantitativi – afferma Carlo Alberto Buttarelli, direttore Ufficio studi e relazioni con la Filiera di Federdistribuzione -. In particolare, continua, da mesi registriamo una frenata significativa dei volumi di vendita nel comparto alimentare, che a dicembre è stata del -6,6% rispetto ad un anno prima. Un trend negativo che sta già mettendo in difficoltà alcune filiereagroalimentari. In questo scenario economico, che rimane complesso, gli italiani continuano a essere preoccupati per la tenuta dei propri bilanci familiari, fortemente gravati negli ultimi mesi dalla crescente pressione dell’inflazione nelle diverse voci di spesa quotidiana».
La Distribuzione Moderna, spiega Buttarelli, «ha rilevato, nel corso dell’ultimo anno, che le abitudinidi acquisto delle famiglie si stanno orientando sempre di più verso un’ottica di risparmio econvenienza, soprattutto sui beni più essenziali del comparto alimentare, con il rischio di una frenatadella domanda interna».
«Il nostro Paese è povero. Per far quadrare i conti e pagare le bollette, le famiglie hannoridimensionato le proprie abitudini di spesa, rinunciano alla qualità, spendono di più e consumano di meno, ricorrono al discount – afferma Anna Rea, presidente dei consumatori di Adoc-. A preoccupare maggiormente è il dato sul calo delle vendite dei prodotti farmaceutici (-2,7%) che indica la rinuncia delle persone alle cure. Questa è un’emergenza sociale, bisogna intervenireimmediatamente per calmierare i prezzi. Infine, è urgente aumentare gli stipendi che, ricordiamolo, sono tra i più bassi d’Europa, mentre viviamo un’inflazione tra le più alte».
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