Alto Adige, si ricostituisce la maggioranza a due Svp-PD

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consiglio-regionale-bolzano-ilnordestFuori Verdi e Liberali tedeschi, dati per possibili partner di Giunta

In Alto Adige si sta delineando il rinnovo di una giunta Svp-Pd. A larghissima maggioranza (82 su 83 voti) il partito di raccolta dei sudtirolesi ha dato mandato al governatore designato Arno Kompatscher di trovare un accordo di coalizione con il Pd. “Con il Pd – ha detto Kompatscher – condividiamo i principi dell’autonomia ed è giusto proseguire su questa strada”.

Kompatscher è fiducioso di poter presentare il programma di coalizione entro il prossimo Natale, annunciando di voler intensificare la collaborazione con i partiti d’opposizione in Consiglio provinciale: “le buone idee non hanno un colore di partito e l’esito delle elezioni va preso sul serio e va interpretato proprio in questo senso”.

Ancora prima di informare la stampa, il governatore designato ha chiamato i Verdi e i Freiheitlichen per informarli della decisione della Svp. Per quanto riguarda la richiesta del Pd di una scuola plurilingue, Kompatscher ha detto che la questione sarà approfondita nel corso delle trattative. “Di certo – ha detto – la Svp non potrà abbandonare le sue posizioni”. Le trattative con il Pd saranno condotte dai primi sette eletti e da Dieter Steger come rappresentante del capoluogo provinciale.

I commenti aciduli dei potenziali partner di Giunta non si sono fatti attendere. La decisione della Svp di formare la giunta provinciale con il Pd “è una scelta in continuità col passato, segno soprattutto della debolezza e dei conflitti interni sia della Svp che del Pd” dicono alluni sono i tre consiglieri provinciali dei Verdi, Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa e Hans Heiss. “Il rinnovamento di cui tanto si è parlato in campagna elettorale è per adesso rinviato: per realizzarlo serve evidentemente molto più tempo e un lavoro di smantellamento del vecchio sistema, cui dovremo ancora dedicarci nei prossimi 5 anni”, concludono i Verdi.

Per Sven Knoll, consigliere provinciale di SuedTiroler Freiheit, “è deludente che, dopo la sua perdita elettorale, la Svp non abbia scelto per una coalizione con altri partiti di lingua tedesca, ma prosegua una collaborazione solitaria con il Pd già bocciata dagli elettori. Una tale coalizione di perdenti ignora completamente il mandato degli elettori e non porta alcun positivo cambiamento per il Sudtirolo. Essa cementifica, piuttosto, la situazione di stasi politica al fine di mantenere il potere”.

Secondo Alessandro Urzi, esponente della destra italiana di Alto Adige nel cuore, “la riconferma dell’accordo di sudditanza del Pd verso la Svp proietta l’Alto Adige verso un futuro incerto che è dettato dalle prime condizioni che la stessa Svp ha voluto porre nei confronti del fidato alleato: sulla scuola plurlingue, sul potenziamento degli strumenti di educazione linguistica (attraverso immersione linuistica, pare di capire) la Stella alpina conferna la posizione di freddezza che ha contraddistinto gli anni passati. Curioso e singolare considerato che il Pd aveva per bocca di Tommasini ribadito più volte veri e propri diktat proprio sulla scuola plurilingue: o la Svp aprirà o noi staremo fuori dai giochi. La Svp invece non si apre e il Pd sta al gioco come se niente fosse tradendo il mandato ricevuto dagli elettori, a nemmeno un mese e mezzo dalle elezioni”.

Urzì allarga lo sguardo anche verso gli equilibri romani: “la riedizione dell’alleanza Svp/Pd è una sorta di garanzia che la Stella alpina stipula sul suo futuro, visto che i suoi voti saranno determinanti al Senato per reggere il governo del PD Letta, il Pd sarà nella condizione di dovere cedere sulla lunga lista delle richieste avanzate in sede romana in cambio della cortesia ricambiata dalla Svp di concedere un assessorato a Tommasini, la futura presidenza del Consiglio a Bizzo, il folto numero di posti di sottogoverno per l’affamato organigramma del PD locale”.