Inflazione, i prezzi accelerano in tutte le regioni

11 sopra media nazionale: nel 2022 la media si ferma all’8,1%. Particolarmente forte il rincaro a NordEst (+8,6%). Bolzano, Milano e Trento le città più care.

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effetti dell’inflazione corsa dell'inflazione

L’accelerazione dell’inflazione che caratterizza il 2022 (+8,1% la media d’anno) si riscontra in tuttele aree geografiche e in tutte le regioni secondo i dati dell’Istat sui prezzi dei beni al consumo.

Tutte le ripartizioni geografiche registrano un’inflazione sostenuta e in accelerazione rispetto a quella del 2021: le Isole (da +2,2% nel 2021 a +9,7%), il NordEst (da +2,0% a +8,6%), il Sud (da +2,1% a +8,2%), il Centro e il NordOvest (da 1,7% per entrambe rispettivamente a +7,9% e a +7,8%, al di sotto, quindi, del dato nazionale).

A livello regionale sono undici le regioni (Sicilia, Trentino Alto Adige, Sardegna, Liguria, Abruzzo, Puglia, Umbria, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana) nelle quali l’inflazione del 2022risulta più ampia di quella nazionale; in Calabria è pari al dato nazionale, mentre si attesta al di sottola crescita dei prezzi al consumo nelle restanti otto regioni (Campania, Lombardia, Lazio, Marche, Molise, Piemonte, Basilicata, Valle d’Aosta).

Nel solo mese di dicembre 2022, l’inflazione si conferma al di sopra del dato nazionale (+11,6% su base annua) nelle Isole (in rallentamento da +14,1% a +13,9%) e al Sud (stabile a +11,7%), mentre è al di sotto al NordEst (in decelerazione da +11,8% a +11,5%), al NordOvest (stabile a +11,4%) e al Centro (in rallentamento da +11,5% +11,0%).

Per Confesercenti, l’inflazione «rallenta a dicembre, ma il 2022 si chiude comunque con un aumento del +8,1%, il più ampio dal 1985. Una cavalcata dei prezzi che pesa soprattutto per le famiglie meno abbienti, per le quali l’incremento dell’inflazione nell’anno trascorso è stimabile al +16%. Ed il quadro per il 2023 resta comunque incerto, con una variazione dell’indice dei prezzi che si manterrà comunque sopra il tetto del +5%».

Per Coldiretti l’inflazione ha particolarmente colpito il comparto alimentare: gli italiani nel 2022 hanno speso 2,6 miliardi in più per mettere in tavola pane e pasta, ma anche la verdura è costata 2,3 miliardi in più, mentre per la carne si è avuto un esborso aggiuntivo di 2,2 miliardi rispetto allo scorso anno. Complessivamente, la famiglie italiane hanno speso nel 2022 ben 13 miliardi in più per prodotti alimentari e bevande analcoliche a causa di un aumento medio dell’inflazione del 9,1%.

Sul fronte dei consumatori, «l’Istat conferma che il 2022 è stato un anno nero per le famiglie. Unasituazione, destinata purtroppo ad aggravarsi a gennaio dopo la scelta irresponsabile del governodi innescare nuovamente la miccia del caro carburanti. Le famiglie fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese, pur attingendo ai risparmi» afferma il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, commentando i dati sull’inflazione e rimarcando la stangata per le famiglie che nell’anno supera i 2.700 euro per le coppie con due figli.

Per Assoutenti «il 2022 si chiude con una stangata e il dato più alto degli ultimi 37 anni e – secondo il presidente Fulvio Truzzi – i prezzi al dettaglio rimangono ancora a livelli altissimi e sono destinati a crescere ulteriormente nelle prossime settimane per effetto dello stop al taglio delle accise suicarburanti. Chiediamo al governo Meloni di inserire l’emergenza prezzi tra le prioritàdell’esecutivo, varando il taglio dell’Iva sui beni primari come alimentari e generi di primanecessità, e intervenendo sulla tassazione relativa ai carburanti, seguendo l’esempio del suo predecessore Draghi e tagliando le accise che pesano sui costi di una moltitudine di prodotti, considerato che in Italia l’85% della merce viaggia su gomma».

Bolzano in testa e poi Milano e Trento: sono le tre città più care d’Italia, dove l’inflazione si traduce in un incremento di spesa maggiore, secondo la classifica stilata dall’Unione nazionaleconsumatori. A dicembre scorso, a Bolzano l’inflazione è salita del 12,5% (rispetto a dicembre 2021) e pur essendo solo la sesta più alta d’Italia, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva, equivalente in media a 3.322 euro su base annua. Al secondo posto si piazza Milano, dove il rialzo dei prezzi del 12%, l’undicesima inflazione più elevata, determina un incremento di spesa annuo pari a 3.258 euro per una famiglia media. Sul gradino più basso del podio Trento che con +12,3% ha una spesa supplementare pari a 3.219 euro annui per una famiglia tipo.

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