L’Italia è sempre meno competitiva: nessuna regione italiana compare tra le prime 100
L’Italia è sempre meno competitiva. Una realtà confermata dal secondo rapporto sulla competitività delle Regioni europee licenziato dalla Commissione Europea nel 2013 e illustrato nella sede di Confindustria Udine a palazzo Torriani da Paola Annoni, ricercatrice presso il centro comune di ricerca dell’Unione Europea nel corso di uno degli appuntamenti dell’iniziativa “Essere nuovi/Be now” di “Friuli Future Forum”. L’incontro si inserisce nell’ambito delle azioni per la Settimana Europea delle PMI promossa da Enterprise Europe Network.
Complessivamente, l’Italia si colloca al 18esimo posto, dietro Cipro e Portogallo, perdendo 2 posizioni rispetto al precedente rapporto pubblicato nel 2010. Nessuna regione italiana compare fra le prime 100. La Lombardia, che fino a tre anni fa compariva tra le prime cento regioni europee, è oggi appena al 126esimo posto. Al 163esimo posto troviamo il Friuli Venezia Giulia (+9 posizioni rispetto al 2010) e agli ultimi posti la Puglia, la Calabria e in fondo la Sicilia con la 239esima posizione.
“Il dato della Lombardia mi ha particolarmente colpito – ha evidenziato Matteo Tonon, presidente di Confindustria Udine – perché la Lombardia è stata per anni tra le prime cento aree più competitive di Europa e perché la Lombardia, alla pari del Friuli Venezia Giulia, ha basato il suo sviluppo sul settore manifatturiero. Da qui la convinzione che un sistema come il Friuli Venezia Giulia, in cui non venga affrontata la centralità del manifatturiero, è un sistema senza futuro. L’Italia, come sosteneva l’economista Cipolla, non avendo materie prime, ha sempre fatto della trasformazione industriale il suo valore aggiunto. Questo sarà sempre il nostro destino: individuare nuove idee e nuove soluzioni per trasformare le nostre produzioni”.
Per Alessandra Sangoi, componente di Giunta della Camera di Commercio nonché vice-presidente di Confindustria Udine, “le caratteristiche della nostra Regione – geografiche e paesaggistiche senza dimenticare la presenza di università e dei centri di ricerca e di innovazione – potrebbero far supporre che la stessa occupi posizioni al top della classifica. Così evidentemente non è e si tratta di esaminare quali siano le cause imputabili ai fattori locali e quali a quelle nazionali. C’è probabilmente una crisi di valori di tutta la nostra società. Dobbiamo rimboccarci le maniche e ripartire da qui”.
Dal canto suo, il direttore del quotidiano locale Roberto Papetti ha definito sorprendenti gli esiti di questa ricerca. “Si è scoperto infatti che la più bella area del reame è una media città olandese. Si vede anche che l’Italia ha perso tempo prezioso sul versante della competitività. Altri territori hanno fatto scelte diverse e più premianti”.
La ricerca – come ha evidenziato Paola Annoni – si è basata su tre principali gruppi di indagine, che hanno analizzato diversi fattori: qualità delle istituzioni; stabilità macroeconomica; infrastrutture; sistema sanitario; qualità dell’istruzione, delle università e dell’apprendimento permanente; efficienza del mercato del lavoro; dimensioni di mercato, livello tecnologico, innovazione.
La regione più competitiva della UE è la zona di Utrecht, seguita dall’area metropolitana di Londra e quindi dalla regione “Berkshire, Buckinghamshire e Oxfordshire”. Le nuove entrate sono l’area di Francoforte e quella inglese del Sussex, che vanno a fare compagnia ad altre due regioni olandesi, a Stoccolma, Parigi e Copenhagen. Come controcanto le Regioni con le peggiori performance sono quelle di Severozopaden (Bulgaria), Notoio Aigaio (Grecia) e due aree meridionali della Romania.
L’Italia, invece, sembra ormai cancellata dalle mappe della competitività europea. Solo la Lombardia fa ancora parte di quella cosiddetta “blue banana”, un’area geografica che andava da Londra a Milano e che passava attraverso Paesi Bassi e Baviera. Il Nord ha ormai perso il treno delle economie più competitive, mentre il Sud è valutato alla stregua delle regioni meno sviluppate della Penisola iberica, dell’Est europeo e dei Balcani. In Italia, 12 aree censite hanno peggiorato la loro situazione. Hanno registrato miglioramenti Sardegna, Umbria, Alto Adige, Molise, Liguria, Valle d’Aosta e il Friuli Venezia Giulia.
Il deludente risultato dell’Italia è imputabile ad una serie di concause, tra le quali gli aumenti del salario lordo nominale combinato con una scarsa crescita della competitività, l’eccessivo peso della spesa per l’energia (il più elevato in termini assoluti dopo quello di Cipro), la smisurata burocrazia, la scarsa spesa in ricerca ed innovazione ed i problemi di accesso al credito.
In questo quadro non esaltante, il seminario di Confindustria Udine ha posto attenzione sulla competitività del Friuli Venezia Giulia. La Regione rientra tra quelle che tra il 2010 ed il 2013 hanno registrato miglioramenti scalando 9 posizioni, dal 172esimo posto al 163esimo. Tra le regioni italiane il posizionamento è passato dall’ottavo al settimo posto.
Sul piano della qualità delle istituzioni (regolamentazione ed efficienza di governo) la regione presenta un indice di poco sopra la media europea (fatto 100 la media europea l’indice è 0,07) ma si colloca al 163esimo posto su 262. Combinato questo parametro con quello nazionale (l’Italia si colloca al 24esimo posto su 28 paesi membri), l’indice si abbassa sotto la media europea (- 0,57) e la posizione della Regione scende al 187esimo posto.
Nel campo delle infrastrutture la regione occupa la 122esima posizione ponendosi al di sotto della media europea (- 0,4 – su questo incide il dato dell’utilizzo del vettore aereo). Migliore è la posizione per quanto riguarda la qualità della salute, al di sopra della media europea (0,5) ed al 59esimo posto, tra le prime 100 regioni europee.
L’istruzione superiore in regione (in cui incide il livello d’istruzione, la dispersione scolastica e la formazione permanente) è un aspetto critico: al di sotto della media europea (- 0,57) e al 180esimo della classifica delle regioni europee.
Sul piano dell’efficienza del mercato del lavoro (tasso di occupazione, tasso di disoccupazione, disoccupazione di lunga durata, produttività) la regione si colloca al di sopra della media comunitaria (0,17) raggiungendo la 125esima posizione.
L’ampiezza di mercato (misurata dal reddito disponibile) colloca la regione al 101esimo posto con un indice di poco sotto la media europea (- 0,09).
Quanto a livello tecnologico (misurato dalla disponibilità e dall’utilizzo della banda larga) la regione si colloca al 203esimo posto, nella fascia, quindi, delle regioni meno competitive, con l’indice più basso tra i vari parametri, – 0,77. Combinato con l’indice nazionale, ne risulta lo scivolamento al 222esimo posto, – 0,97 rispetto alla media europea.
Quanto al livello di sofisticazione del sistema imprenditoriale (misurato dall’incidenza delle attività finanziarie, di ricerca e sviluppo e dei servizi avanzati), la regione occupa la 45esima posizione con un indice al di sopra della media europea (0,34).
L’indice riferito all’innovazione (con riferimento al numero dei brevetti, di coloro chi operano nel settore della ricerca e dei servizi, degli investimenti nella ricerca intra muros) la regione occupa la 135esima posizione con un indice inferiore alla media europea (- 0,28).