Avvocatura Pat: la giunta Fugatti K.O. anche in appello

Anche l’appello conferma il primo grado e, se non ci sarà anche l’appello in Cassazione, ora tocca alla Corte dei Conti passare al danno erariale nei confronti del governo provinciale. 

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Giunta Fugatti
Il presidente della provincia di Trento, il leghista Maurizio Fugatti.

Ancora un caso di mal governo della cosa pubblica da parte della giunta della provincia di Trento guidata dal leghista Maurizio Fugatti, finita nuovamente bacchettata anche in appello sulla gestione del bando di assegnazione dell’incarico di dirigente del servizio di avvocatura dell’Autonomia speciale.

Già in primo grado, il giudice aveva pesantemente cassato il comportamento del governo leghista per avere predisposto un bando di selezione contenuto in una delibera giudicata irragionevole per via dei criteri adottati, considerati pure carenti sotto il profilo formale. Una selezione forse tagliata su misura per arrivare all’incarico di un avvocato esterno al servizio legale della Provincia, individuato nella figura dell’avvocato e già candidato sindaco trombato del centro destra per il comune di Arco, Giacomo Bernardi.

Bernardi è finito pure condannato dal giudice di primo grado – con la Provincia nelle vesti della vittima – per avere dimenticato nel suo curriculum un particolare fondamentale che lo rendeva incandidabile – aspetto questo che gli ha fruttato una citazione dalla Corte dei conti per ipotesi di danno erariale con una richiesta di 113.000 euro a favore della Provincia stessa -, particolare noto alla stessa Provincia e, probabilmente, anche a gran parte degli stessi assessori provinciali, non fosse altro che Bernardi nei due anni precedenti alla selezione per la guida dell’Avvocatura provinciale era il commissario liquidatore di un consorzio finanziato dalla stessa Autonomia speciale.

Non paga di essere finita soccombente, la giunta guidata dal leghista Fugatti ha propostoricorso, sostenendo la bontà del proprio operato, bontà non ravvisata dai giudici di appello, che hanno nuovamente condannato la Provincia pure alla rifusione delle spese legali.

La sentenza di appello, dopo aver respinto tutte le eccezioni attinenti alla giurisdizione, ha confermato la carenza di motivazioni per la scelta di una figura esterna all’amministrazione pubblica per la guida dell’avvocatura provinciale, ribadendo che «la pubblica amministrazione, allorquando agisce come datore di lavoro privato, deve rispettare i principi di imparzialità e buon andamento (…), oltreché di quelli della correttezza e buona fede».

Ora si vedrà se la giunta Fugatti farà buon visto a cattivo gioco, accettando l’evidenza di avere imbastito una procedura di selezione farlocca e contraria al principio della buonaamministrazione – che va ad aggiungersi ad altri casi simili di cui è stata protagonista la maggioranza leghista nel corso di questa legislatura ormai giunta all’epilogo -, provvedendo a rinnovare la selezione su principi di maggiore trasparenza e adesione alle regole, anche perché un importante servizio come quello dell’Avvocatura provinciale non può rimanere privo di un responsabile.

Ma se dovesse insistere e andare fino alla Cassazione, dove è molto probabile che anche quei giudici non potranno che riconoscere quanto già sentenziato dai due gradi di giudizio in quanto i fatti risultano essere incontrovertibili, è doveroso che la Corte dei conti passi ai fatti per sanzionare severamente un modo di azione di governo che non rispetta le regole basilari della buona amministrazione.

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