Motorsport: quanto vale la filiera industriale italiana del settore

Primo studio sul comparto realizzato da ANFIA in collaborazione con il Politecnico di Torino: vale circa 2 miliardi di fatturato e 8.000 occupati tra Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte. 

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Motorsport

Il Centro congressi del MAUTO ha ospitato la presentazione dello studio “La filiera industriale del Motorsport in Italia”, realizzato dalla Sezione Motorsport di ANFIA – che riunisce una trentina di imprese sul territorio nazionale – in collaborazione con il Politecnico di Torino che ha realizzato unafotografia aggiornata, che fino ad oggi mancava, del comparto in Italia e, a partire dalle sue attuali caratteristiche e dinamiche, tracciare possibili prospettive di sviluppo futuro.

Secondo Giancarlo Albiero, responsabile ANFIA-Motorsport, sono dieci i marchi che hanno reso famosa l’Italia sulle piste e lo studio nasce con l’intento di ricordare che l’industria del Motorsport di oggi affonda le sue radici in una robusta tradizione, fatta di innovazioni tecnologiche ed eccellenze produttive riconosciute a livello mondiale.

Massimiliano Marsiaj, coordinatore della Sezione Motorsport di ANFIA e vice presidente esecutivo di Sabelt, ha illustrato nel dettaglio gli obiettivi dello studio. «Pur essendo un comparto di fama internazionale, potendo vantare molti marchi di richiamo, ci siamo resi conto che è ancora relativamente poco studiato – ha dichiarato Marsiaj – e forse anche poco valorizzato per quanto riguarda le dinamiche produttive, di posizionamento sul mercato, di sviluppo ed evoluzione del business anche nei rapporti con altri settori industriali, a partire dalle sue ampie potenzialità di trasferimento tecnologico, sia verso l’automotive e settori adiacenti, sia verso altri settori. Abbiamo quindi cercato di definirne dimensioni, confini, livello di specializzazione tecnologica e ruolo nei processi di innovazione».

I messaggi che lo studio intende lanciare sono rivolti, da un lato, alle imprese, per indicargli opportunità e modelli di sviluppo e aiutarle a pianificare le proprie strategie future, superando alcuni elementi di debolezza strutturale oggi evidenti, e, dall’altro, ai decisori politici per suggerire come mantenere ed accrescere il ruolo del Motorsport nell’economia italiana. Le imprese, in estrema sintesi, sono chiamate ad uscire dalla propria nicchia e ad aprirsi verso l’esterno a molteplici livelli, compresi quelli del capitale e dell’internazionalizzazione; i decisori politici, partendo dalla conoscenza e comprensione del comparto, sono chiamati a intervenire con politiche di innovazione, di incentivazione delle aggregazioni e di internazionalizzazione.

Lo studio ha individuato sul territorio 171 imprese focalizzate sulla produzione e progettazioneper il Motorsport, di cui il 68% sono piccole imprese, il 20% medie imprese e il 12% grandi imprese. I primi tre distretti geografici per concentrazione di imprese del settore sono Emilia Romagna (26,9%), Lombardia (21%) e Piemonte (19,3%).

Il settore è una filiera che, secondo le stime, ha un fatturato annuale di circa 2 miliardi di euro e conta circa 7.000-8.000 addetti. Grazie alle elevate prestazioni di prodotto – fattore critico di successo – e all’ottima reputazione di cui godono i suoi marchi, questo settore dà un contributo rilevante all’economia italiana, sostenendo la competitività e i livelli tecnologici e di accesso ai mercati internazionali di alcuni distretti industriali sul territorio.

Nel solco della tradizione italiana, pur non mancando alcuni grandi protagonisti internazionalizzati, la filiera è costituita in prevalenza da imprese medio-piccole di origine familiare, con una posizione stabile nella loro nicchia, da cui non sempre riescono ad uscire per intraprendere attività con un valore aggiunto più elevato.

Il settore è inoltre soggetto ad una situazione di natura ipercompetitiva, che rende i vantaggi derivanti dai processi di innovazione temporanei e costringe le imprese a continue innovazioniper mantenere il livello di competitività. Un contesto competitivo difficile da sostenere nel lungo periodo soprattutto per le PMI più specializzate, costrette a continui investimenti in capitale e conoscenze per mantenere il livello di competitività e in difficoltà nel catturare il valore creato e mantenere le loro capacità di innovazione a medio-lungo termine.

Anche le caratteristiche dei regolamenti delle diverse competizioni hanno un effetto diretto sulle strategie di innovazione delle imprese operanti nel Motorsport. La scelta di operare in competizioni in cui sono presenti regolamentazioniconservativeconsente (soprattutto alle imprese più piccole) di sviluppare ambiti di innovazione molto specialistici ed approfonditi e di ridurre i rischi di insuccesso; allo stesso tempo, questa tendenza riduce nel lungo periodo la capacità di far evolvere le competenze in nuovi ambiti applicativi e/o tecnologie, aumentando i rischi di obsolescenza tecnologica.

In modo simmetrico, la scelta di seguire regolamentazioniinnovativefavorisce lo sviluppo di nuove capacità di innovazione, ma allo stesso tempo pone rischi tecnologici che per essere affrontati richiedono maggiori disponibilità di capitale.

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