Il gasolio Hvo di Eni è adatto per motori diesel euro 5 ed euro 6

Descalzi: «il nuovo carburante abbatte le emissioni del 90%. La sostenibilità non si raggiunge con una sola tecnologia». L’addio ai motori Diesel può essere rimandato. 

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gasolio Hvo

Il nuovo gasolio Hvo a base vegetale di Eni è in grado di «essere utilizzato sui motori Diesel Euro 5 ed Euro 6» senza problemi con una riduzione di emissioni «a vita intera del 90%» afferma l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, sottolineando che «lavoriamo anche sull’elettrico, che ha una penetrazione molto bassa, ma non possiamo pensare che il motore Diesel possa sparire, non è così».

Secondo Descalzi «il biocarburante permette all’industria attuale di andare avanti con la sua componentistica e dare competitività a un’industria fondamentale per l’Italia, non solo per l’Europa. Quando si parla del futuro dell’energia, dobbiamo mettere l’elemento di sostenibilità ambientale in modo razionale puntando non solo su una tecnologia, ma anche sulla sicurezza energetica basata sui vettori di oggi, e sulla competitività delle aziende per non atrofizzarle».

Mentre a Bruxelles qualche politicante improvvisato cala brache e anche le mutande dinanzi al lobbismo cinese, realtà italiane come Eni tengono la barra dritta continuando ad investire su una sovranità tecnologica, energetica ed ambientale, capace di ridurre concretamente con prodotti come il gasolio Hvo l’impatto senza distruggere intere filiere industriali, sociali ed economiche come invece sta scientificamente facendo la Commissione presieduta dalla tedesca Ursula von der Leyen, supportata validamente dal vicepresidente olandese Frans Timmermans.

gasolio Hvo
Il rifornimento di gasolio Hvo capace di abbattere del 90% le emissioni, seria e concreta alternativa sostenibile all’elettrificazione spinta.

«Abbiamo investito quasi 8 miliardi negli ultimi 8 anni in nuove tecnologie proprietarie – ha detto Descalzi – e abbiamo aperto 7 centri di ricerca in Italia, di cui 2 in Lombardia a Milano e Mantova, passando in tutto da 150 a 1.500 ricercatori. Abbiamo all’attivo oltre 7.500 brevetti, che soprattutto in Lombardia riguardano la mobilità sostenibile attraverso i biocarburanti, prodotti che non sono in conflitto con il cibo», trattandosi soprattutto di «arbusti oleosi come il ricino che crescono in zone senza acqua. Le bioraffinerie di Gela, Venezia e, in futuro, Livorno consentono di utilizzare l’olio vegetale e non il petrolio che non abbiamo, per ricavare anche biogas».

Tutta roba che a Pechino e dintorni sono ben lontani dal potere imitare, visto che hanno puntato solo su monopolio delle batterie che qualche boccalone europeo vorrebbe rifilare a tutti gli europei senza se e senza ma.

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