Berlusconi vs. Meloni: il nuovo governo del centrodestra rischia di nascere già morto

La pace di via della Scrofa è durata solo 24 ore. Berlusconi rischia con il fuoco terremotando un governo che deve ancora nascere, non accorgendosi che Forza Italia (e la Lega) vale un terzo di Fratelli d’Italia. 

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berlusconi vs. meloni

Berlusconi vs. Meloni: la pax romana sottoscritta negli uffici della sede romana di Fratelli d’Italia in via della Scrofa tra il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi (che per la prima volta non ha fatto vertici di maggioranza in una delle sue tante magioni di lusso), e quello Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è durata il breve volgere di una giornata, perché dopo 24 ore Berlusconi è tornato a terremotare il nascente governo del centrodestra a guida della prima donna della storia repubblicana.

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Non pago di essere stato accompagnato al risorgimento politico e alla vittoria di coalizione da parte di Meloni, Berlusconi pare non accorgersi della mutata realtà dopo 9 anni di assenza dalla politica attiva e quasi 11 anni dall’ultimo governo Berlusconi IV, dove Forza Italia non è più il dominus indiscusso del centrodestra, ma è una forza politica che vale circa un terzo del partito sicuramente vincente, Fratelli d’Italia. Con tutto quel che ne consegue in termini di bilanciamento dei posti di governo e sottogoverno. Peccato che così facendo Berlusconi rechi a Forza Italia, a sé stesso e, soprattutto, al Paese un pessimo servizio.

Berlusconi vs. Meloni: mentre l’Italia va veloce verso una nuova crisi economica e con fortissimi problemi di approvvigionamento energetico e di materie prime, la politica si occupa solo del rispetto dell’intramontabile manuale Cencelli, interpretato modernamente dallo stesso Berlusconi che vorrebbe nel futuro governo Meloni più posti di peso rispetto a quelli che gli spettano in base al risultato elettorale.

Meloni è politico intelligente e anche lungimirante, capace di evitare l’incasso immediato a favore di guadagni futuri più elevati. Anche perché l’anagrafe è sicuramente dalla sua parte. Fino ad ora, Meloni ha ingoiato i rospi azzurri, muovendosi nei marosi della politica con scaltrezza. Ma dinanzi alla piccinieria degli azzurri non è dato sapere quanto ella potrà resistere, specie quando Berlusconi insiste a piazzare una sua fedelissima come l’ex presidente del Senato e suo avvocato personale, Alberti Casellati al ministero della giustizia, quando Meloni da tempo ha individuato per quel ruolo l’ex magistrato Carlo Nordio, figura sicuramente più idonea per quel ruolo.

Ma Berlusconi ha sbagliato anche nel diffondere l’elenco dei papabili ministri di Forza Italia dandolo come per cosa fatta, quando dovrebbe ben sapere che la nomina dei ministri spetta al Presidente della Repubblica, sentito il premier incaricato, dimentico che dalle stanze del Quirinale anche nel recente passato in molti sono entrati da ministri di carta per uscirne come peones di fatto.

Il rischio è che in questo contesto la politica (e Berlusconi in particolare) posponga gli interessi e la necessità del Paese agli equilibrismi politici, forse anche allontanando l’entrata in carica del nuovo governo Meloni e, scenario infausto, ad un bis di un governo di salute pubblica nel caso malaugurato che sotto i colpi del Picconator di Arcore dovesse scoppiare il centrodestra.

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