Al porto di Trieste arrivano gli ungheresi di Adria-port

Progetto per realizzare un’area logistica con banchina da 650 metri integrato con la ferrovia. 

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economia marittima porto di trieste
Il porto di Trieste.

Un’area di 34 ettari del Porto di Trieste destinata alla logistica con una banchina da 650 metri dove potranno ormeggiare due navi contemporaneamente: è il progetto che la società ungherese Adria-port ha presentato nell’ambito del Barcolana Sea Summit, che prevede lo sviluppo di un’area dove era impiantata precedentemente una raffineria petrolifera.

La zona è nel comune di Muggia (Trieste) e dovrà essere bonificata prima di poter ospitare le nuove attività. Il progetto preliminare redatto a seguito della chiusura dello studio di fattibilità dell’area dello scalo giuliano, è stato illustrato con un plastico e un rendering e segue un concetto multi-scopo.

«Vogliamo essere flessibili, la guerra e la pandemia, che hanno causato gravi problemi per il settore della logistica, hanno dimostrato che è una necessità», ha affermato Peter Garai, amministratore delegatodi Adria-port. Il progetto non è una novità in assoluto dato che risale a tre anni fa e per realizzarlo sono già stati investiti 30 milioni di euro dall’azienda ungherese, ma finalmente si è concluso lo studio di fattibilità. Esso prevede un investimento di ulteriori 150 milioni non appena il ministero dell’Ambientedarà l’autorizzazione ai lavori.

Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità Portuale di Trieste ha detto che si tratta di «un investimento complessivo sul progetto di 200 milioni, 45 dei quali sono finanziati dal Pnrr». PèterKiss-Parciu, vice-sottosegretario di stato ungherese responsabile per lo Sviluppo economico regionale e transfrontaliero, ha parlato del progetto come «strategico per l’Ungheria, un suo ritorno al mare». Il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, invece, ha rimarcato come esso «rientri appieno nel modello di sviluppo logistico della regione: un’unica piattaforma, un asse del Centro Europa di cui il porto di Trieste è punto di partenza e di arrivo attraverso un sistema di interporti che dalla nostra regione raggiunge l’Austria e di lì Budapest. Gli investitori che sono già arrivati o che vogliono venire qui trovano sempre porte aperte e un partner credibile».

Dagli studi di fattibilità tecnico-economica dei progetti finanziati dal Pnrr realizzati dall’Autoritàportuale di Trieste è emerso che a causa della crisi energetica «ci saranno degli aumenti importantidei costi che stiamo già discutendo con Roma, che è già corsa ai ripari con un fondo per finanziare gli aumenti dell’inflazione sulle varie opere finanziate dal Pnrr. Noi siamo uno dei 10 grandi progetti importanti a livello nazionale, dovremo sicuramente utilizzare quei fondi perché già i primi progetti che stanno arrivando a concretizzazione che sono quelli sul “cold ironing” vedono un aumento medio del 15-20% dei costi» ha detto D’Agostino.

Il problema più cogente dell’area portuale di Trieste è costituito dagli spazi disponibili: «oggi non abbiamo aree a sufficienza – dichiara D’Agostino -. Sono arrivati i tedeschi, abbiamo investimenti chiamiamoli “svizzeri” sul molo VII, abbiamo i danesi, i turchi, le navi da crociera, e poi ci sono gli olandesi in Porto Vecchio che scalpitano per avere un ruolo nella nuova progettualità del porto. E questo riguarda solo la parte diciamo tradizionale. Abbiamo poi i British American che investono sulla parte industriale e logistica».

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