La multinazionale americana dei microchip Intel e il governo italiano avrebbero raggiunto l’accordo per l’insediamento in Italia del nuovo stabilimento per l’assemblaggio dei microchip e la scelta sarebbe ricaduta sul comune di Vigasio nel Veronese, luogo all’incrocio dei flussi di traffico e logistici tra Nord e Est Europa.
A Vigasio Intel andrebbe a completare l’assemblaggio finale del microchip, che arriva dalla fonderia cherealizza il chip vero e proprio realizzato sul supporto di silicio, con l’involucro plastico che ospita i contatti del chip con il circuito stampato.
La scelta di Vigasio e del Veneto che ha visto superare i concorrenti di Torino e di Catania (dove già opera Stmicroelectronics, sarebbe stata determinata soprattutto dalla condizione logistica, posta sull’incrocio degli assi di comunicazione verso Nord con la Germania (dove a Magdeburgo Intel ha in costruzione due impianti da18 miliardi di dollari) e verso Est e l’Europa centrale.
L’investimento di Intel in Italia fa parte di un piano annunciato dalla società statunitense allo scorso marzo, che prevede di investire in Europa fino a 80 miliardi di euro nei prossimi 10 anni per creare una nuova base produttiva per assicurare una parziale indipendenza dalle importazioni asiatiche del Vecchio Continente, che durante la pandemia ha evidenziato fortissimi problemi di carattere logistico.
Il piano italiano include l’investimento iniziale di 4,5 miliardi di euro che creerà subito 1.500 posti di lavoro, ai quali se ne aggiungeranno altri 3.500 dall’indotto. Le attività dovrebbero avere inizio tra il 2025 e il 2027. Adaffiancare Intel nell’investimento ci sarà il governo italiano che dovrebbe finanziare circa il 40% della spesautilizzando a tal fine anche il piano varato dall’Unione Europea per arrivare ad una maggiore indipendenza tecnologica ed evitare i problemi di approvvigionamento di semiconduttori da parte della manifattura europea, quella automobilistica e degli elettrodomestici in primis.
L’investimento di Intel guarda soprattutto al futuro dell’automotive, dove con l’aumento dell’elettrificazione e dei dispositivi di guida autonoma il contenuto di elettronica e di semiconduttori a bordo di un’auto aumenterà finoal 20% dei costi del veicolo, per un fatturato complessivo di 115 miliardi al 2030.
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