Di fronte all’incremento dei costi energetici, il prezzo del latte fresco potrebbe superare rapidamente i 2 euro al litro. Un fatto impensabile fino a poco tempo fa per un alimento primario e fondamentale nella dieta mediterranea delle famiglie italiane.
Per grandi produttori come Granarolo e Lactalis «l’inflazione ha toccato in maniera importante, con numeri a doppia cifra, quasi tutte le voci di costo che compongono la filiera del latte: alimentazione animale (aggravata dalla siccità che riduce sia i raccolti degli agricoltori sia la produzione di latte) che ha reso necessario un aumento quasi del 50% del prezzo del latte riconosciuto agli allevatori, confezionamento (carta e plastica sono in aumento costante da mesi), ulteriori componenti di produzione impiegati nella produzione di latticini. Ora la preoccupazionemaggiore è rappresentata dall’incremento dei costi energetici che nelle ultime settimane sono aumentati a tal punto da rendere difficile trasferirli sul mercato, in un momento economicamente complesso per le famiglie italiane».
Da parte loro, le due aziende affermano di «avere assorbito autonomamente un’inflazione che oscilla tra il 25% e il 30%», evidenziando come dalla primavera 2022 il prezzo del latte per il consumatore è cresciuto raggiungendogli 1,75/1,80 euro al litro (dato Nielsen) e potrebbe aumentare ulteriormente entro dicembre 2022.
Per il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, «tutta la filiera agroalimentare, e in particolare il settore lattiero-caseario, continuano a pagare l’aumento dei prezzi trascinato dai rincari energetici, rendendo i costi di produzione sempre più insostenibili per stalle e aziende e vanificando di fatto sacrifici e sforzi di agricoltori e allevatori, alle prese anche con la lunghissima siccità che ha già causato danni accertati per oltre 3 miliardi».
Cia-Agricoltori Italiani si allinea alla richiesta di Granarolo e Lactalis sul prezzo del latte, che rischia di superare 2 euro al litro per il consumatore, «non certo non a vantaggio del settore primario, che continua a sobbarcarsioneri di produzione fuori misura, dal +27% dei mangimi al +61% di energia elettrica e carburanti».
La situazione sta diventando drammatica sottolinea il presidente di Assolatte, Paolo Zanetti: «il prezzo del lattealla stalla sta aumentando in modo vertiginoso, raggiungendo valori che fino a pochi mesi fa nessuno avrebbe mai immaginato». Lo scorso anno, in queste settimane, il prezzo del latte spot (sfuso in cisterna) «era di 39 centesimi, il latte alla stalla ne costava 38. Oggi, il primo viaggia su valori superiori ai 65 centesimi (+66%) e il secondo è arrivato a 57 centesimi (+50%). Con il latte spot che continua nella sua corsa e i contratti per l’autunno che porteranno il prezzo del latte alla stalla fino a 60 centesimi».
«Le imprese di trasformazione hanno saputo ascoltare l’allarme lanciato dagli allevatori, garantendo i prezzi in linea con i costi di produzione agricoli, ma la maggior parte degli aumenti è rimasto a carico di chi il latte lo trasforma – puntualizza Zanetti -. La situazione sta diventando davvero drammatica: tante imprese sono in enorme difficoltà e sono a rischio chiusura».
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