Il mondo sindacale ha abbandonato il lavoro per abbracciare i pensionati

Cgil, Cisl e Uil hanno una base rappresentativa composta sempre meno da lavoratori, sostituiti da ritirati. Il ruolo dei Caf per finanziare i sindacati di riferimento. 

0
2564
mondo sindacale

Il mondo sindacale è sempre meno attento ai problemi reali dei lavoratori per abbracciare quelli dei pensionati che stanno diventando la base di riferimento più importante, specie per la Cgil e la Cisl, rispettivamente il 50% e il 40% degli iscritti, contro il 25% della Uil, e i risultati si vendono tutti, con le politiche del lavoro ridotte al lumicino, tanto che quella Repubblica fondata sul lavoro citata all’articolo 1 della Costituzione, ormai dovrebbe essere aggiornato in “fondata sul reddito di cittadinanza e sul lavoro altrui”. Sempre che ci sia qualcuno che lavora.

Ti piace “Lo Schiacciasassi”? Iscriviti qui sul canale YouTube di “ViViItalia Tv”

Il cambio di riferimento dei due sindacati maggiori è anche dovuto ad una mera questione di numeri, sia di iscritti che, soprattutto, dei numerisonanti”, ovvero degli incassi che i sindacati riescono a introitare per i loro servizi svolti attraverso i Caf, i Centri di assistenza fiscale, e i patronati, entrambi due autentiche miniere d’oro per le organizzazioni dei fu lavoratori, oltretutto gestiti con poca trasparenza, essendo i sindacati delle associazioni non riconosciute e come tali non soggette alla pubblicazione dei loro bilanci (lo sono invece Caf e patronati).

Di fatto, i più di cinque milioni di pensionati per il tramite di Caf e patronati vari fruttano ai sindacati cifre ragguardevoli, pagate parzialmente dai cittadini che chiedono servizi non gratuiti, ma per quasi la totalità pagate dallo Stato. Per svolgere l’assistenza fiscale i Caf ricevono dallo Stato di quasi 237 milioni di euro all’anno. La musica non cambia sul versante dei patronati: qui la stesura di pratiche previdenziali a favore di lavoratori e pensionati è rimborsata dallo Stato con cifre variabili da 35 a 175 euro a seconda della tipologia della pratica svolta. Il finanziamento dei patronati avviene tramite una percentuale dello 0,199% del gettito dei contributi previdenziali obbligatori incassati attraverso l’Inps, l’Inail, Inpdap e Ipsema, valutabile in circa 420 milioni di euro all’anno.

Di fatto a Caf e patronati, cinghie di trasmissione dei mondo sindacale, vanno ogni anno la bellezza di circa 650 milioni di euro, cui vanno aggiunte le entrate per le prestazioni a pagamento erogate ai cittadini. Emerge in tutt’evidenza un’amara conclusione: Caf e patronati intervengono per ovviare alle manchevolezze della farraginosa amministrazione statale che dovrebbe essere chiamata in prima persona a modernizzarsi e a rendersi più efficiente, tale da non costringere i cittadini a pagare due volte, prima con le tasse e poi a Caf e patronati, i servizi richiesti. Ma su quest’ingiusta e odiosa inefficienza c’è il silenzio di tomba da parte dei sindacati, timorosi di perdere le loro cospicue entrate.

Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata. 

Ti piace “Lo Schiacciasassi”? Iscriviti qui sul canale YouTube di “ViViItalia Tv”

Ti piace “ViViItalia Tv”? Sostienici!

YouTube

https://youtu.be/8i6N4a6wJQE?sub_confirmation=1

Telegram

https://t.me/ilnordest

https://t.me/ViviItaliaTv

Twitter

https://twitter.com/nestquotidiano

Linkedin

https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/

Facebook

https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/

© Riproduzione Riservata