Grido d’allarme delle segherie friulane: “ci manca il materiale da lavorare”

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bosco-legno-cataste-di-legna-trentina-ilnordestLe aziende regionali soffrono della concorrenza austriaca. Di Marco: “urgono interventi per mantenere la filiera locale”

Alle prese con un mercato che risente della crisi dell’edilizia residenziale, le segherie della montagna friulana si trovano ad affrontare un altro problema di non poco conto: quello relativo alla reperibilità a prezzi competitivi di tronchi da sega. Il grido di allarme viene lanciato da Vittorio Di Marco, capo della Delegazione di Tolmezzo di Confindustria Udine, che ha appena fatto il punto della situazione nel capoluogo carnico con le principali segherie del Friuli montano.

“Oramai non è più neanche questione di prezzo – denuncia al riguardo Di Marco -. Qui, con l’inizio dell’inverno, le aziende che si riforniscono per il 100% sul mercato locale rischiano di restare senza tronchi da lavorare in quanto tutta la produzione di legno da sega dei nostri boschi è stata di fatto ‘aggredita’ e assorbita dalle segherie austriache, espressione di un sistema ben strutturato e dimensionato, che stanno facendo acquisti in casa nostra a loro completo piacimento potendo contare anche su rilevanti contributi statali”.  

Di Marco non colpevolizza nessuno: “è evidente che i proprietari boschivi privati non possono sottrarsi alle ferree logiche della domanda ed offerta e vendano i tronchi a chi li paga di più. Abbiamo avuto in questi giorni contatti con l’associazione dei boscaioli che si sono comunque dimostrati sensibili ai nostri ragionamenti, anche perché sono consci dei rischi connaturati ad avere un solo cliente, quello austriaco, che, in virtù della sua posizione assolutamente dominante, può cambiare dall’oggi al domani le carte in tavola”.

Ed allora che fare? Le strade da percorrere sono due: “la prima – sottolinea Di Marco – è un appello alla Regione e agli enti locali competenti di immettere al più presto legno fresco sul mercato attraverso bandi di gara, attualmente non previsti. E’ inoltre interesse strategico che tutti i tronchi vengano lavorati sul posto dalle segherie locali secondo il principio della filiera corta. Ciò significa maggiore occupazione sul territorio, ma sarebbe pure una partita di giro: un aiuto al settore tornerebbe nelle casse regionali anche sotto forma di Irap e di addizionale regionale IRPEF. La seconda – conclude Di Marco – è riuscire a sensibilizzare sul problema anche le realtà imprenditoriali più piccole della montagna. L’idea che stiamo elaborando è quella di arrivare ad un’associazione delle segherie per fare massa critica ed avere più voce in capitolo pure nell’acquisto della materia prima”.