L’allevamento di ostriche nelle valli da pesca o nelle zone umide delle lagune è possibile, compatibile e a basso impatto ambientale, tanto che in alcune zone ne sono stati trovati già degli esemplari “selvatici”, cresciuti autonomamente.
Il dato emerge dal progetto “Valorizzazione della produzione di ostriche: sperimentazione di allevamenti di ostriche in sistema integrato vallivo e off-shore a basso impatto”, finanziato con durata triennale dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali all’interno del Piano strategico per l’acquacoltura 2014-2020 recentemente concluso. Il progetto è stato realizzato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) con partner Aquatec Srl, Compagnia ostricola mediterranea e Lo Vasto Consulenza ambientale.
La ricerca ha messo a punto diverse modalità di allevamento di ostrica concava (Crassostrea gigas), sperimentato in ambienti con caratteristiche molto diverse tra loro – la valle da pesca e l’allevamento off-shore in mare – per verificarne la possibile integrazione nel ciclo produttivo e le rese finali, un modello pilota esportabile in altri potenziali siti produttivi.
Ad oggi non ci sono precedenti di allevamento di ostriche in ambiente vallivo, che è tipico delle aree costiere del nord Adriatico, legate alla presenza di acqua salmastra, che già producono rinomate ostriche. Tra Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna sono presenti 150.000 ettari di questi ambienti artificiali, creati per essere dedicati all’allevamento estensivo di alcune specie di pesci come branzino, orate e cefalo, ma oggi usati per la caccia alle anatre.
L’ambiente vallivo, per la presenza di argini con vegetazione, livello dell’acqua intorno al metro, lontano da insediamenti umani, acqua salmastra ricca di fitoplancton e nutrienti, genera un ecosistema con una diversità biologica unica nel suo genere, ma ha bisogno di manutenzione e pulizia del “vallum” (argine) e dei canali di apporto e deflusso dell’acqua.
Anche la caccia, compresa quella di valle – sottolinea lo studio – negli ultimi decenni sta diminuendo, con l’età media dei cacciatori aumentata e lo scarso interesse delle nuove generazioni. L’ostricoltura intensiva potrebbe costituireun’attività economica alternativa. In alcuni ambienti vallivi è stata già riscontrata la presenza di esemplari selvatici di “Crassostrea gigas”, di almeno due-tre anni di vita. Questa specie, naturalizzata ormai da tempo (le prime segnalazioni sono del 1971), si è spinta fino a questi ambienti. I valori di salinità ottimali per la crescita dell’ostrica concava sono compresi tra il 20 e il 25%, la gamma termica di sopravvivenza è piuttosto ampia, da -1,8 fino a 35 gradi. Tutte queste caratteristiche – conclude lo studio – rendono l’allevamento dell’ostrica concava compatibile con l’ambiente vallivo.
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