Cembra, dopo 10 anni torna la “Canta dei mesi”

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canta dei mesi cembra 2 1Appuntamento il 15 agosto in piazza Marconi per la più antica testimonianza popolare della valle

Dopo una pausa di 10 anni, a cura del neo ricostituito Gruppo folklositico cembrano, torna la “Canta dei mesi”, antica rappresentazione di cultura popolare che nel giorno di ferragosto si snoda per le vie del centro storico del paese di Cembra (Trentino) a partire dal tardo pomeriggio per poi concludersi in piazza Marconi alle ore 21.00.

La “Canta dei mesi” costituisce la più antica testimonianza di cultura popolare di cui si abbia notizia.

Paolo Zanettin, compianto ricercatore di storia cembrana, fa risalire la prima rappresentazione della “Canta” al 1846, grazie ad un vecchio manoscritto con cui si poté ricostruire fedelmente la descrizione precisa e le modalità d’esecuzione della “Canta”. L’originale rappresentazione venne parzialmente riformata dal poea vernacolare Michele Gottardi nel 1874 e nel 1882 vennero aggiunte ai dodici mesi le quattro stagioni.

canta-dei-mesi-cembra-ilnordestLa “Canta” costituisce la manifestazione antropologica più antica del paese di Cembra, se si escludono quelle aventi per tema simbologie e trame religiose. Essa costituisce un retaggio delle antichissime “ambarvalia” latine: la “Canta dei mesi” vuole essere ad un tempo omaggio e devozione, preghiera e ringraziamento per ciò che Madre natura offre nel susseguirsi dei mesi e delle stagioni, oltre che uno spaccato di una società arcaica costretta a vivere in gran parte in modo autarchico.

Attraverso le strofe della “Canta”, lo spettatore viaggia attraverso un mondo rurale d’altri tempi, che oggi appare lontanissimo nel tempo, anche se non molto dissimile da quello che molti hanno potuto conoscere direttamente vivendo la fine degli anni Sessanta del secolo scorso. La “Canta” è inoltre lo specchio del microcosmo sociale del paese, con il Re e il suo servo che rappresentano visivamente il potere e la dipendenza, il despota e il suddito, il regolano ed il Vicino delle antiche comunità feudali che caratterizzano tutta la valle. Le guardie rappresentano il braccio esecutivo della legge e le angherie patite in suo nome. L’arlecchino descrive invece come meglio non si potrebbe l’astuzia del popolo, il suo sarcasmo e la sua ironia come unica difesa alle prepotenze subite.