Istat ad aprile il commercio continua la frenata

Confesercenti: «necessario frenare l’inflazione con interventi urgenti». 

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L’economia italiana continua a rallentare e il commercio ad aprile conferma l’andamento in calo già iniziato a marzo scorso: secondo l’Istat, ad aprile le vendite al dettaglio segnano un arretramento in volume (-0,4%) rispetto a marzo, soprattutto a causa della caduta dei beni non alimentari. «Un chiaro segnale dell’impatto che l’inflazione inizia ad avere sui consumi delle famiglie! Afferma in una nota Confesercenti, che chiede «tutti i sostegni annunciati per famiglie ed imprese».

L’impennata dei prezzi energetici, prosegue Confesercenti, «sta infatti rivelando i suoi primi effetti, con l’inflazione che erode una buona parte della spesa delle famiglie: se si considera l’incremento in valore delle vendite rispetto allo scorso anno, per circa la metà – 4 punti percentuali – è dovuto proprio all’aumento dei prezzi. E anche i negozi tornano a soffrire: nonostante una crescita sull’anno del +10,1% in valore – pari a circa il +6% in volume – ad aprile le piccole superfici vedono diminuire del –3% le vendite sul mese precedente».

Per Confesercenti, «ancora una volta i numeri Istat svelano uno scenario economico in rallentamento. Per questo occorre mettere in campo, rapidamente, tutti i sostegni annunciati per famiglie ed imprese per contrastare il caro energia e sostenere la tenuta della domanda interna, sempre più schiacciata dall’inflazione. Ma è necessario ragionare anche sui sostegni necessari alla tenuta del commercio di prossimità: il 2022 doveva essere l’anno della ripresa, e invece – dopo l’entusiasmo iniziale – il comparto si trova, ancora una volta, ad affrontare una nuova fase di difficoltà».

I segnali che provengono dall’andamento del commercio evidenziano una situazione in cui il motore dell’economia si sta imballando, puntando dritto verso lo stop anche a causa del fatto che le imprese iniziano a scaricare sui consumatori finali massicci rincari registrati sul fronte dell’energia e delle materie prime, con il risultato di comprimere la capacità di acquisto dei consumatori e attizzare l’inflazione, con il rischio che il combinato disposto dell’inflazione al rialzo e del Pil in calo – per il 2022, al netto dell’effetto di trascinamento innescato dalla crescita del 2021, si avvicina allo zero – apre sempre più il rischio della stagflazione.

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