Tra i fatti maggiormente salienti della settimana che hanno destato l’attenzione de il “Bianco & Nero” c’è quello relativo alla nuova campagna d’Africa del governo italiano impegnato allo stremo nella ricerca di nuovi fornitori di energia per sostituire quelli russi e, danno nel danno, pure quelli nazionali, soggiogati dalla solita miopia demagogica e pseudoambientalista del centrosinistra.
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Per contrappasso, bloccato il premier Draghi per lo zampino del Covid, è toccato ai due ascari grillini, quelli che hanno sempre fatto la battaglia contro le fonti fossili, andare alla cerca di nuovo gas metano da portare in Italia per alimentare le affamatissime filiere produttive, che rischiano lo stop produttivo con tutto quel che ne consegue. Al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio (bollato dal suo omologo russo Lavrov come uno che di diplomazia ne sa poco e che preferisce andare in giro per il mondo solo ad assaggiare cibi esotici) e a quello della Transizione energetica, Roberto Cingolani (quello che con il Pitesai mette fuori legge la quasi totalità dei pozzi di petrolio e di gas italiani attivi o in procinto di esserlo) l’arduo compito di tornare a casa con il grisbì pieno di metri cubi sonanti, ma che di fatto pare essere stato solo l’ennesimo viaggio a vuoto.
E se mancano l’energia – ormai carissima – e le materie prime – spesso introvabili anche a pagarle senza prezzo – l’economia nazionale va allo sfascio, alla faccia delle roboanti e rodomontesche dichiarazioni di più di un esponente di governo (il forzista Renato Brunetta in prima linea) relativo alle previsioni che nel 2022 l’Italietta avrebbe nuovamente spezzato le reni al Pil, saltando meglio di un canguro. Peccato che il salto lo faccia a mo’ di gambero, andando indietro, imboccando lemme lemme per la terza volta in 10 anni la strada perigliosa della recessione condita dalla stagflazione. Un insieme letteralmente esplosivo per i conti pubblici e privati, oltre che per la tenuta del collante sociale .
Infine, la possibile svolta nella guerra scatenata dalla Russia sull’Ucriana, dove la fortissima attività degli invasori nei territori meridionali russofoni pare essere sul punto di mettere definitivamente fuori combattimento la resistenza ucraina, con qualcuno che lancia anche nuovi scenari di espansione dell’avanzata russa su tutta la fascia meridionale a mare, tale da raggiungere anche la parte russofona della Transinistra, l’enclave incistata tra la Moldavia e l’Ucraina. Si vedrà nei prossimi giorni l’evoluzione.
Buona visione.
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