Prometeia dimezza le stime crescita Pil Italia a 2,2% dal 4%

L’inflazione al 5% impatterà su spesa famiglie. Nel 2022 non avverrà il recupero dei livelli di Pil del 2019, che rimangono ancora sotto il 2009.

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Prometeia dimezza le stime sulla crescita del Pil italiano nel 2022 al 2,2%, dal 4% della previsione di dicembre, un livello che presuppone che «i fattori di traino della crescita non siano venuti meno e riprendano il sopravvento a partire dall’estate, riportando in crescita l’economia italiana, dopo un primo trimestre dell’anno in contrazione».

Secondo il Rapporto di previsione dell’istituto di ricerca, le misure contenute nel Pnrr apporteranno uno 0,4% alla crescita, ma il percorso di ripresa «tuttavia rimarrebbe frenato da prezzi dell’energia costantemente più alti». La politica di bilancio resta «impegnata nel 2022 anche ad attenuare l’impatto su famiglie e imprese degli aumenti dell’energia e per accogliere i rifugiati dall’Ucraina. Per mitigare gli effetti dei rincari, il governo è già intervenuto e per l’anno in corso le misure deliberate ammontano a oltre 10 miliardi di euro».

Dato il perdurare degli alti prezzi dell’energia, Prometeia ipotizza che tali interventi, al momento relativi solo ai primi due trimestri, «saranno replicati anche per la seconda metà dell’anno. Nel complesso, le misure di sostegno inserite nello scenario saranno compatibili con un disavanzo che si attesterebbe al 5,8% del Pil».

L’inflazione nel 2022 in Italia si attesterà al 5%, un livello mai visto dagli anni Ottanta del secolo scorso, per poi rientrareall’1,8% il prossimo. La fiammata inflattiva «taglierà la spesa di famiglie e imprese, minandone la fiducia e il potere d’acquisto. Gli interventi messi in campo dal governo, benché importanti, non sono al momento sufficienti a compensare tali effetti. La spesa nominale rimarrà nel complesso invariata ma il suo corrispettivo in termini di beni e servizi acquistati sarà per due punti percentuali assorbito dalla maggiore inflazione. Anche per le imprese gli effetti saranno molto differenziati a seconda dell’intensità energetica delle produzioni, ma in media peseranno sia l’aumento dei costi sia il deterioramentodelle attese di domanda interna ed estera».

Secondo Prometeia, la guerra in Ucraina ha aperto un nuovo scenario per l’economia globale: «se fino a poche settimane fa c’erano tutte le condizioni per lasciarsi alle spalle gli ultimi due anni di pandemia, l’invasione dell’Ucraina ha cambiato la prospettiva, non solo per i suoi drammatici risvolti, ma anche in termini geopolitici ed economici. A differenza di quanto avvenuto in occasione di altre crisi, stavolta la cesura con il passato è molto più forte, tanto da aprire una nuova era per l’economia».

Tra i fattori che disegneranno la nuova fase, oltre alla fiammata dell’inflazione, i possibili nuovi arresti delle catene globali di fornitura, un diverso approccio delle banche centrali e l’incertezza che spaventa i mercati finanziari, mentre le politiche di bilancio orientate ad attenuare gli impatti degli aumenti non sono in grado di far recuperare il rallentamento del Pil.

Di più: il dimezzamento della crescita attesa del Pil 2022 fa sì che quest’anno non si riesca a recuperare il tonfo del 2019, quando l’economia crollò del 9,6%, e non porterà l’Italia, unico tra i paesi industrializzati, a superare i livelli di Pil del 2009, epoca della grande crisi finanziaria innescata dai mutui subprime americani.

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