L’inflazione a marzo vola al 6,7%, record degli ultimi anni

Allarmate le organizzazioni imprenditoriali e le associazioni dei consumatori. 

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In Italia a marzo l’inflazione, secondo la rilevazione Istat, vola a +6,7% su base annua, da +5,7% del mese precedente, un valore che risale a 31 anni fa, al 1991. L’indice nazionale dei prezzi al consumo registra nel complesso un aumento dell’1,2% su base mensile trainato dai prezzi dei beni energetici a sostenere l’accelerazione dell’inflazione, la cui crescita passa da +45,9% di febbraio a +52,9%.

In particolare, salgono i prezzi dei beni della componente non regolamentata (da +31,3% a +38,7%), e, in misura minore, ai prezzi dei Beni alimentari, sia lavorati (da +3,1% a +4,0%) sia non lavorati (da +6,9% a +8,0%) e a quelli dei beni durevoli (da +1,2% a +1,9%); i prezzi dei beni energetici regolamentati continuano a essere quasi doppi di quelli registrati nello stesso mese dello scorso anno (+94,6%, come a febbraio). I Servizi relativi ai trasporti, invece, registrano un rallentamento (da +1,4% a +1,0%).

Tensioni inflazionistiche continuano a diffondersi con la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” che accelera di quasi un punto percentuale, portandosi a +5%. A contenere queste tensioni sono i prezzi dei servizi la cui dinamica su base annua rimane stabile (+1,8%), mentre i beni registrano ormai una crescita a due cifre (+10,2%). Crescono i prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari nel carrello con aumenti che arrivano al 8,1% per la frutta fino all’17,8% per le verdure.

Coldiretti che ricorda che il caro energia investe consumatori e agricoltori, colpiti direttamente dall’aumento delle bollette ma anche indirettamente per l’impatto sui costi di produzione. Confesercenti lancia l’allarme: «prosegue l’impennata dei prezzi per il nono mese consecutivo. Una spinta propulsiva a due cifre che arriva, ancora una volta, dai beni energetici e si sta trasmettendo a diverse altri componenti, complice la situazione critica relativa alle materie prime, anche alimentari e bisogna agire in fretta, perché il peso degli aumenti dei prezzi sui bilanci di cittadini ed imprese si fa sempre più gravoso».

Per Confcommercio il «nuovo e brusco aumento peserà sulle previsioni di crescita che dovranno essere riviste al ribasso. Se così sarà il rischio di stagflazione (cioé inflazione pesante e crescita debole) appare sempre più probabile». «Le nostre aziende manterranno alto l’impegno a cercare di limitare gli effetti di questi aumenti, continuando a proporre soluzioni di convenienza alle famiglie – affermano da Federdistribuzione – stretta dalla contrazione dei consumi, ma avvertono che non potranno sostenere a lungo lo sforzo economico».

L’Unione nazionale consumatori parla di “una catastrofe, effetto Ucraina! Un’impennata dovuta alle speculazioni scattate dopo il conflitto che rischiano di trasformarsi in un colpo letale per le tasche delle famiglie». Per il Codacons si tratta di «una stangata fino a 2.674 euro per famiglia, una tragedia».

«Il perdurare degli effetti dell’emergenza sanitaria – fa sapere Mario Resca, presidente Confimprese – e il clima di sfiducia conseguente all’avvio del conflitto Russia-Ucraina rendono necessari ulteriori sostegni al retail per affrontare il calo dei fatturati pari a -20% in febbraio 2022 vs 2020 secondo i dati del centro studi Confimprese. Abbiamo urgente necessità di norme rapide che si adattino a uno scenario che muta in continuazione. Confimprese chiede il blocco degli aumenti Istat sui canoni di locazione per gli immobili commerciali, la proroga delle misure di credito agevolato incrementando le garanzie Mediocredito o Sace e innalzando da 7 a 15 anni la durata, la proroga dei finanziamenti in essere di almeno 6 mesi».

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