“Bianco & nero”: lo scenario della politica e dell’economia post consiglio europeo

La guerra in Ucraina prosegue e iniziano a farsi pesantemente sentire le conseguenze con carenze sempre più marcate di prodotti energetici ed alimentari. 

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elezioni politiche

La puntata di “Bianco & Nero” di questa settimana, con la partecipazione dell’esperto di comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e dal direttore de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, si apre con un’analisi dello scenario post Consiglio europeo che ha visto riuniti a Bruxelles i 27 assieme al presidente degli Stati Uniti, in una sorta di consiglio di guerra per delineare possibili scenari per ridurre la dipendenza europea dall’energia e dalle materie prime russe.

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Uno scenario che per gli europei prelude una serie di restrizioni nell’approvvigionamento di energia per almeno i prossimi due anni e di serie se non drammatiche difficoltà nel soddisfacimento della domanda di prodotti alimentari, visto che quest’anno mancheranno i prodotti agricoli dall’Ucraina (che assicura una larga fetta delle importazioni di grano, mais, soia, frumento, ecc, oltre che la quasi totalità delle forniture di olii di semi) che vanno ad aggiungersi alle difficoltà produttive di gran parte dell’Europa che, complice la siccità perdurante, sta rallentando i tempi della semina.

Si sta delineando una situazione da “tempesta perfetta”, dove l’Europa e, soprattutto, l’Italia paga almeno tre lustri di politica – nel senso di forze politiche e di loro rappresentanti – incapace di interpretare, capire e prevedere lo sviluppo degli scenari che erano lì tutti in bella vista: bastava solo avere la capacità di vederli. Peccato che governo e parlamento siano composti in gran parte da arruffapopolo capaci solo delle politiche del “No”, tanto che oggi il Paese si trova sottoattrezzatodi rigassificatori, di sfruttamento delle proprie risorse energetiche, delle infrastrutture in generale.

L’Italia e l’Europa non sono nella migliore posizione, anzi, sono decisamente sull’orlo del precipizio e basta poco a cadere di sotto. L’unica cosa positiva che sta uscendo dalla crisi, già abbozzata durante la pandemia, sembra il tramonto degli scenari sovranisti e nazionalisti, con la riscoperta che l’unione fa la forza. Sempre che all’interno non ci sia il solito “più uguale degli altri” o il “primo della classe” che vuole dispensare la lezioncina agli altri, facendo finta di non vedere le travi conficcate nei propri occhi.

Forse è giunta l’alba per una nuova fase dell’Unione, nata economica e monetaria, che non ha mai voluto – per la miopia di pochi – fare il passo decisivo verso un’autentica unione politica e di difesa, le uniche in grado di fare pesare effettivamentedi più una realtà di oltre 400 milioni di persone, con un livello di vita e di democrazia tra i più alti al mondo, ma ancora insussistente politicamente e militarmente, tanto da essere costretta a ricorrere allo Zio Sam per cercare di non rimanere schiacciata, vaso di coccio, tra quelli di ferro (Usa e Cina) e di latta (Russia).

Buona visione.

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