Dopo il disastroso risultato di gennaio, a febbraio arriva per il mercato dell’auto italiano un dato ancora più negativo: le immatricolazioni sono state 110.869 con un calo del 22,6% su febbraio 2021 e del 37,9% su febbraio 2019, cioè sull’ultimo febbraio precedente la pandemia. Nel primo bimestre di quest’anno le immatricolazioni in Italia sono state invece 218.716 con cali del 21,1% sul 2021 e del 36,4% sul 2019. Proiettando il risultato del primo bimestre sull’intero anno si ottiene un volumedi immatricolazioni di 1.093.415, un livello da Anni ’60 del secolo scorso.
Sulla situazione del mercato dell’auto italiano, già precaria per molti motivi ed in particolare per l’impatto della pandemia e per la crisi dei semiconduttori, si sono abbattuti due nuove pesanti stangate. La prima è che il Governo non ha ancora adottato provvedimenti per rendere operativi gli incentivi annunciati da tempo, con conseguente rallentamento della domanda da parte dei consumatori che rinviano l’acquisto. La seconda stangata viene dalla guerra in Ucraina che sta già incidendo negativamente sulla domanda di autovetture per gli effetti che potrebbe avere sull’economia italiana con la fiduciadei consumatori che ha virato al ribasso, complice anche la stagnazione sostanziale dell’economia interna.
Le reazioni dei protagonisti del mercato sono all’insegna della riflessione: per Paolo Scudieri, presidente di Anfia (la filiera automotive italiana), «questo ulteriore peggioramento in parte deriva dall’“effetto attesa” nei confronti delle misure di incentivazione 2022 previste grazie ai fondi stanziati con il decreto bollette, che un decreto attuativo di prossima emanazione definirà nel dettaglio. E’ stato finalmente compiuto anche in Italia un primo passo a sostegno della transizione energetica della filiera automotive».
Per Michele Crisci, presidente dell’UNRAE (l’associazione degli importatori di veicoli esteri) l’attesa dei nuovi incentivi è stata determinante a spingere al ribasso il mercato dell’auto italiano: «l’attesa del varo di nuovi incentivi ha contribuito a deprimere ancora di più la domanda. Ci auguriamo, pertanto, che ricomposta al più presto la crisi internazionale, il Governo possa trovare lo spazio necessario per l’emanazione del Decreto attuativo che consenta la più rapida fruizione del fondo, sia pur ridotto a 700 milioni di euro, previsto nel recente Decreto Legge Energia, per il rifinanziamento degli incentivi».
Incentivi che devono prevedere un cambio drastico con il passato, con l’abbandono al sostegno ultra generoso per l’autoelettrica e ibrida – che non abbattono affatto l’inquinamento, limitandosi a spostarlo e ad aggravarlo – per passare ad un pari trattamento per tutti i veicoli a standard Euro 6 pieno e senza soglie superiori alle emissioni, tale da favorire anche i consumatori che non possono permettersi una costosissima – e di difficile utilizzo quotidiano – auto elettrica, magari favorendo gli acquisti di veicoli con doppia alimentazione gas e gpl, compresa la riconversione di quelli già in circolazione.
Oltre a questo, serve dare un supporto deciso alla produzione e diffusione dei carburanti a basso tenore di carbonio, che sfruttando l’attuale rete distributiva e il loro impiego su tutto il parco già circolante, può realmente contribuire a ridurre il già ridotto (complessivamente parlando) contributo della mobilità alle emissioni inquinanti. Tutto il resto è solo fuffa demagogica di una politica imbelle ed incapace di fare scelte realmente efficaci per migliorare la qualità dell’ambiente.
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