Riva del Garda, primi dati sul “gradimento” dei 645 nidi artificiali installati dal comune

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Iniziativa volta ad incrementare la biodiversità dell’area

Installare i nidi artificiali significa aumentare la biodiversità dell’ambiente naturale, limitare gli agenti dannosi per la vegetazione e le colture, nonché la diffusione delle zanzare e degli insetti notturni; e due anni è il tempo normalmente necessario perché i nidi artificiali siano frequentati dai propri «inquilini». Quale la situazione a Riva del Garda, quindi, a due anni dal collocamento di 645 nidi? Come si ricorderà (la notizia creò interesse e curiosità), era il gennaio del 2010 quando i nidi (340 per uccelli, i restanti per pipistrelli) vennero installati – a cura delle Giardinerie comunali, con la guida del professor Sergio Abram, consulente del Comune ed esperto nel settore agro-animale che da anni si occupa dei piccoli rifugi per uccelli e pipistrelli – nei parchi e nei viali cittadini, sul lungolago e nei giardini di alcune scuole, sia su edifici sia sui tronchi di alcuni grossi alberi, ad un’altezza compresa tra i 4 e i 7 metri.

Riva del Garda non è stata la prima città del Trentino a collocare i nidi artificiali, sicuramente però è stata la prima a farlo in modo così massiccio. Un’esperienza di grande interesse scientifico anche a livello nazionale, della quale è ora possibile misurare l’impatto reale e la concreta efficacia. Le casette – nido difendono i volatili dai predatori naturali e dalla curiosità dell’uomo. L’obiettivo è incrementare la presenza degli uccelli insettivori in città, dove trovano pochi siti adatti per nidificare: essi, infatti, soggiornano nelle cavità di grossi alberi, negli anfratti di muri e rocce, ma queste cavità sono ormai praticamente scomparse nei centri urbani. Il progetto vuole tutelare anche i pipistrelli, utilissimi per contrastare la diffusione di zanzare e insetti, specie a rischio estinzione, con un preciso programma europeo di salvaguardia. Pipistrelli e uccelli, sia stanziali sia migratori, sono tutti insettivori o topivori, e permetteranno di contenere la diffusione di insetti e piccoli roditori dannosi per le colture, le derrate alimentari e l’uomo stesso. Un modo per salvaguardare l’ambiente naturale senza prodotti chimici, all’insegna della biodiversità e della naturalità.

I nidi sono di forma e dimensioni diverse a seconda delle specie a cui sono destinati, di un colore che si mimetizza con l’ambiente e sono composti per il 75% di segatura e per il resto da argilla e cemento, una miscela che garantisce l’isolazione da caldo, freddo e umidità. Mediamente il tempo di durata, con un intervento all’anno di manutenzione, è di una cinquantina d’anni. I nidi rivani sono di vari tipi: per cince e altri piccoli uccelli (cinciallegra, cinciarella, cincia mora, cincia bigia, cincia dal ciuffo, torcicollo, codirosso, passera e passera mattugia) con foro d’involo del diametro di 32 millimetri ; per upupa, civetta, assiolo, codirosso e picchio muratore con foro di 60 millimetri; per allocco e barbagianni con foro di 12 centimetri; infine, per pipistrelli. Questi ultimi, a differenza di quelle per gli uccelli, possono essere utilizzate contemporaneamente da più pipistrelli, a seconda della specie (in Trentino sono censiti oltre 30 chirotteri); inoltre sono di colore scuro e hanno un foro dal basso per facilitare l’ingresso dei chirotteri. Tutti i rifugi possono essere utilizzati anche da piccoli roditori, come scoiattolo, ghiro, quercino e moscardino.