Mercato auto inizio 2022 in profondo rosso per l’Europa Occidentale

Immatricolazioni a gennaio 2022 in calo del 32,9% su gennaio 2019. Il governo italiano vara un piano di sostegni al settore da un miliardo all’anno fino al 2030. 

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In gennaio in Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) sono state immatricolate 822.423 autovetture con un calo sui livelli precedenti la pandemia, cioè su gennaio 2019, del 32,9%. Il mercato dell’auto dell’area, che non aveva manifestato alcun segnale di ripresa nel 2021 dopo la drastica caduta del 2020, apre quindi il 2022 ancora fortemente in crisi. Tutti i 30 mercatidell’area sono in rosso tranne quelli piccolissimi dell’Islanda (+4,4%) e di Cipro (+8,7%).

Le cause di questa situazione sono imputabili, non soltanto alla pandemia, ma anche alle difficoltà di fornitura di microchipche rende difficile anche l’attività produttiva. Nelle ultime settimane a questi elementi si sono aggiunte le preoccupazioni delle imprese e della gente per il ritorno dell’inflazione particolarmente evidente nei settori dei carburanti e dell’energia. Unico segnale positivo nel quadro fosco del mercato auto è che in tutti i paesi, compresa l’Italia, cresce l’interesse per le soluzioni elettriche che vedono incrementarsi le loro quote di mercato, ma sono a rischio del rincaro delle tariffe elettriche, che già ora le rendono non competitive con il costo di gestione dei migliori veicoli con motorizzazione Euro 6 Diesel.

Rispetto alla situazione ante-crisi, il risultato peggiore è stato messo a segno dalla Spagna, che nel gennaio scorso, su gennaio 2019, accusa un calo di ben il 54,7%, seguita, nella classifica dei peggiori risultati, dall’Italia che, nel confronto di cui si è detto, ha un calo del 34,8%, contro il -33,6% della Francia, il -30,7% della Germania e il -28,5% del Regno Unito. Va detto, però, che l’Italia si sarebbe sicuramente aggiudicata la maglia nera nella pattuglia dei cinque maggiori mercati dell’area, soffiandola alla Spagna, se non fossero stati introdotti incentivi, sia nel 2020 che nel 2021, per favorire la transizione all’elettrico ed anche l’acquisto di autovetture tradizionali, ma con emissioni comunque contenute.

Per rilanciare il mercato auto italiano, il governo Draghi ha predisposto un programma di sostegni da un miliardo l’anno fino al 2030, le cui modalità di erogazione saranno definite entro la fine di marzo 2022. La struttura degli incentivi è ancora da definire, ma M5s spinge per sostenere solo veicoli elettrici (6.000 euro ciascuno) e, in misura minore, quelli ibridi. Il ministerodello Sviluppo economico punta invece a sostenere anche i veicoli con motori termici. Inoltre, si punta a sostenere la diffusione dei carburanti a basso contenuto di carbonio che potrebbero da subito essere utilizzati su tutti i veicoli già in circolazione, abbattendo mediamente del 60% l’attuale livello delle emissioni. Sarebbe la volta buona di passare dalle chiacchiere ai fatti per abbattere le emissioni inquinanti.

Sarebbe comunque opportuno dare un drastico taglio al sostegno dell’auto elettrica e ibrida perché prodotti che non soddisfano assolutamente le esigenze di abbattimento dell’inquinamento (e in Svizzera- che non sono sicuramente degli sciocchi – hanno già azzerato gli incentivi a quelle ibride) e puntare ad un sostegno uguale per tutti i veicoli che soddisfano lo standard Euro 6 con una soglia di emissioni fino a 190 g/CO2/Km, innalzando l’attuale, ridicolo, irrealistico limite del 135 g/CO2/Km che penalizza soprattutto le auto acquistate dalle famiglie.

Poi, più che sostenere i consumi voluttuari di chi acquista un’auto elettrica magari per ampliare alla seconda o terza auto il parco della famiglia, è opportuno sostenere gli acquisti di veicoli di aziende e Partite Iva, oggi assurdamente penalizzaticon una soglia di deducibilità del 20% di un tetto del prezzo di acquisto di poco più di 18.000 euro, per portare l’autoaziendale italiana finalmente in Europa, con la deducibilità integrale del costo d’acquisto, dell’Iva e degli oneri di gestione. Sarebbe un provvedimento che, oltre a garantire una migliore competitività delle aziende italiane, consentirebbe di consolidare il volume delle vendite di veicoli nuovi e di assicurare un maggiore afflusso di usatofresco” a tutto vantaggiodella sicurezza e della riduzione dell’impatto ambientale, soprattutto se si diffondono i carburanti a basso contenuto di carbonio.

Si vedrà se il governo e la sua sgangherata maggioranza arcobaleno ne sarà capace o se si insisterà nel “pompareveicoli elettrici che costano ancora troppo, che hanno costi di gestione elevati – e in ulteriore rialzo con il rincaro dell’energia elettrica – e che hanno ancora eccessivi vincoli di utilizzo per autonomia ridotta e disponibilità di punti di ricarica.

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