L’Italia può e deve fare di più sulle politiche energetiche nazionali: ne va della sua indipendenza e capacità di fronteggiarele tensioni internazionali, sostiene Carlo Pelanda, docente di geopolitica economica e finanziaria all’Università Marconi Roma e membro dell’Oxford Institute for Politic Economy (Oxonia) di Oxford (UK), nell’intervista a “Focus” di “ViViItalia Tv, condotta dall’esperto di comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e dal direttore de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena.
Secondo Pelanda, l’Italia ha potenzialità notevoli per migliorare la propria indipendenza energetica, oggi legata quasi interamente alle importazioni di gas e petrolio dall’estero, oltre all’energia elettrica di fonte nucleare acquistata dalla Francia. Lo può fare se abbandona quell’ideologia eccessivamente ambientalista che impedisce lo sfruttamento delle proprie risorse energetiche, ad iniziare dal gas metano, risorsa fossile estremamente promettente, visto che quelle accertate sono elevate e quelle potenziali decisamente ancora di più, cui va aggiunto il gas rinnovabile derivante dal biometano. Senza trascurare un maggiore ricorso all’idroelettrico, sia a supporto dell’agricoltura che della produzione di energia.
Su tutto grava il problema della scarsa capacità della classe politica odierna nel prendere decisioni assennate di medio lungo periodo che non siano ispirate solo alla mera ideologia ambientalista, oltre alla mancanza di un quadro regolatorio affidabile e di politiche energetiche a medio-lungo termine tale da attirare gli investitori. Risolti questi aspetti, le prospettive per il Paese potrebbero essere decisamente positive, meglio di quanto accade oggi, dove si pagano le mancate scelte degli scorsi anni.
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