Crisi energetica: da Usa e Africa arrivano in Europa 13 navi Gnl

Le quotazioni internazionali del gas rendono più competitiva l’Europa rispetto ai mercati orientali, ma a febbraio la situazione cambierà nuovamente. Pesa il conflitto politico tra Usa e Russia. 

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crisi energetica

Il 2021 chiude con il record dal 2008 dell’inflazione che ha tagliato quota 3,9% grazie al forte impulso del caro energia (che ha registrato punte del 41,9%) e di tante materie prime che, assieme alla crisi energetica, hanno spinto al rialzo il costo della vita e gli oneri di famiglie ed imprese specie per la luce e per il riscaldamento. Il 2022 si avvia ad essere ancora un anno di crisi, con tante imprese prossime a fermarsi per l’eccessivo rincaro di energia e delle materie prime che, nonostante la forte domanda, non riescono a trasferire sui prezzi finali, con la conseguenza che è meglio fermare la produzione che lavorare in perdita.

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Da parte del mondo politico si è già partiti a chiedere un nuovo scostamento di bilancio, vuoi per ridurre i costidelle bollette per le famiglie e per le imprese, ma anche per sostenere quelle tantissime attività economiche che non sono ancora uscite dalla crisi (ad iniziare dalla filiera del turismo e della ristorazione) e che sono alla prese anche con una fortissima crisi di liquidità per gli incassi stentati e per le scadenze con i prestiti garantiti dallo Stato.

In questo contesto decisamente fosco, uno sprazzo di sereno giunge dal prossimo arrivo ai porti europei di una flotta di 13 navi gasiere che portano quei rifornimenti di energia che la Russia da qualche mese centellina, utilizzando il gas metano come una moderna arma di pressione per tutelare i propri interessi geopolitici nei confronti dell’Ucraina, in predicato di entrare nella Nato su pressione degli Usa. Un sostegno per mitigare la crisi energetica, quello in arrivo da Usa e Africa, destinato a durare poco sotto la spinta della fame di energia dei paesi orientali, ad iniziare dalla Cina che da febbraio prossimo deve ridurre i consumi di carbone sostituendoli con il gas metano anche per limitare l’inquinamento in concomitanza con l’appuntamento delle Olimpiadi invernali.

Nel suo piccolo, l’Italia deve dare prova di concretezza, riavviando la produzione nazionale di gas metano dai giacimenti già esistenti (in 15 anni si è passati da una produzione di 20 miliardi di metri cubi a solo 4 miliardi), sfruttare quelli già individuati sotto il fondale del mare Adriatico, rilanciare la geotermia che ha notevoli potenzialità, spingere sulla chiusura del ciclo dei rifiuti attivando impianti di valorizzazione del residuo non riciclabile a fini energetici, così come i fanghi da depurazione degli scarichi civili e dei reflui zootecnici per produrre biogas di ottima qualità per ridurre la necessità delle importazioni.

Ce la farà la politica italiana impegnata nel 2022 ad attuare ogni mese ben 7 riforme per centrare l’erogazione delle prossime rate dei fondi europei del Pnrr?

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