Centro studi Confindustria: crescono i rischi per l’andamento del Pil

Caro energia e crescita rapidissima dei contagi tra i principali fattori di zavorramento dell’economia nel IV trimestre 2021. 

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Secondo l’analisi del Centro studi Confindustria, nel IV trimestre si conferma una frenata dell’economia italiana: preoccupano la scarsità di materie prime, i prezzi alti dell’energia, i margini erosi, l’aumento dei contagi. Ma l’andamento di risalita dovrebbe proseguire: dopo il rimbalzo del III trimestre (+2,7%), il PIL italiano è a -1,3% dal livello pre-Covid (da un minimo di -17,9%) ed è previsto completare il recupero a inizio 2022, che comunque è ancora sotto – unico tra i grandi paesi – al livello della crisi finanziaria del 2009.

Industria: rischi da energia

Lo scenario per la manifattura sarebbe favorevole secondo il Centro studi Confindustria: a novembre il PMI è salito ulteriormente (62,8 da 61,1), indicando espansione, grazie agli ordini in aumento. Tuttavia, l’impennata abnorme del prezzo europeo del gas e dell’elettricità in Italia (+572% a dicembre sul pre-crisi), se persistente, mette a rischio l’attività nei settori energivori. Anche perché si somma alla scarsità e ai rincari di vari input produttivi. Si registrano primi impatti sulla produzione industriale in Italia (-0,6% in ottobre, dopo la frenata nel III trimestre), come già accaduto in Germania e Francia.

Servizi: rischi da contagi

Il PMI dei servizi ha recuperato a novembre (55,9 da 52,4), confermando che la risalita sta proseguendo. Per il turismo il recupero fino a ottobre è molto parziale (-22,9% i viaggi di stranieri in Italia dal 2019). In questo settore i rischi vengono dalla nuova ondata di contagi, che tiene alta l’incertezza e la prudenza delle famiglie, anche se finora le limitazioni restano moderate.

Più incertezza sugli investimenti. Gli investimenti sono già oltre i valori pre-crisi (+6,9% nel III trimestre), grazie al contributo delle costruzioni. La loro espansione è attesa proseguire nel IV trimestre, grazie al traino di PNRR e incentivi. Tuttavia, la risalita di quelli in macchinari e attrezzature potrebbe essere frenata dai margini esigui delle imprese e dal contesto di nuovo molto incerto.

Export ripartito

L’export italiano di beni (+2,5% sopra il pre-crisi nel III trimestre) è rimbalzato in ottobre (+1,5% in valore), dopo il calo di settembre. A inizio IV trimestre il livello è superiore al 3° in valore (+0,8%), ma inferiore in volume (-0,8%); ciò riflette il balzo dei prezzi di beni intermedi ed energia. In espansione le vendite intra-UE (+2,3% sul III), in calo le extra-UE (-0,8%), in particolare verso UK, Russia, Svizzera. Le indicazioni per fine 2021 restano positive, ma in un quadro incerto: robusta espansione della domanda, secondo gli ordini manifatturieri esteri, ma persistenti colli di bottiglia nelle forniture.

Dipendenti ai livelli pre-crisi.

L’occupazione è aumentata in ottobre (+35.000 unità), confermando lo scenario positivo del mercato del lavoro nel 2021: il numero di occupati, al minimo a gennaio 2021, ha da allora recuperato buona parte della caduta (+625.000), ma registra ancora un gap (-217.000 da fine 2019). I lavoratori dipendenti hanno recuperato i livelli pre-Covid, anche quelli permanenti, ma gli indipendenti continuano a calare, ampliando una contrazione iniziata già prima della crisi.

Inflazione molto eterogenea

La dinamica dei prezzi al consumo è alta e radicata negli USA (+5,0% annuo, +4,1% quella core al netto di energia-alimentari). Nell’Eurozona (+4,9%) la situazione è migliore, perché la core è salita poco (+2,6%). Il quadro è diversificato tra paesi: in Italia, con l’energia alle stelle (+30,7%), l’inflazione è salita meno (+3,8%) e quella core quasi per nulla (+1,3%); la Germania subisce l’aumento maggiore (+6,0% e +4,1%). Il Giappone è fuori dal coro: l’inflazione è ostinatamente bassa.

Tassi: cambio di rotta FED, non BCE

La decisione FED, a novembre-dicembre, di ridurre rapidamente gli acquisti di titoli, fa presagire un aumento dei tassi ufficiali USA nel 2022. Invece, la BCE si mantiene su una policy molto espansiva, avendo deciso a dicembre solo piccoli aggiustamenti del sentiero degli acquisti. Buona notizia per l’Italia, paese ad alto debito: il BTP resta basso e stabile (0,91% a dicembre).

Eurozona: scenario incerto

La produzione industriale dell’area in ottobre, secondo il Centro studi Confindustria, è salita in modo rilevante, anche se meno delle attese (+1,1% da -0,2%), grazie al rimbalzo (+2,8%) di quella tedesca dopo quattro cali in cinque mesi. Anche le vendite al dettaglio sono risalite (+0,2% da -0,4%). Ma a dicembre il PMI manifatturiero, pur sopra i 50 punti, è diminuito (58,0 da 58,4) e peggio è andata per il PMI nei servizi (53,3 da 55,9). Inoltre, a dicembre la fiducia delle imprese è peggiorata (13,5 da 18,3, indice Sentix).

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