Le linee del nuovo corso presentate dall’assessore regionale Sernagiotto ad un convegno a Montebelluna
La famiglia resta centrale nelle politiche della Regione del Veneto, ma occorre rivedere l’organizzazione dei servizi per rispondere ai cambiamenti che sono avvenuti e a quelli in atto: lo ha anticipato l’assessore regionale alle politiche familiari Remo Sernagiotto nel corso del convegno “Ha ancora senso parlare in Veneto di politiche familiari in un momento di crisi?” che si è svolto presso l’Auditorium biblioteca comunale di Montebelluna (Treviso).
E’ stata l’occasione in cui si è diffusamente parlato per la prima volta del disegno di legge sulla famiglia, appena presentato dalla giunta veneta per la discussione in Consiglio regionale. “Le nuove norme – ha detto Sernagiotto – sanciranno il passaggio dal ‘welfare state’ al ‘welfare di comunità’. Questo non significa la cancellazione dello stato sociale, ma la costruzione di un modello di servizi che sappia dare risposte alle nuove esigenze. Il concetto di fondo del ‘welfare di comunità’ è che le stesse famiglie, messe in rete, producono comunque uno ‘stato sociale’ che, quindi, non è solo una questione di risorse finanziarie. Nella legge c’è tutto questo e chiedo a tutte le forze politiche una grande apertura nel discuterla. Ci porterà a una nuova comunità solidale”.
Il disegno di legge regionale, che contiene le nuove disposizioni in materia di politica organica e integrata per il riconoscimento, la promozione e il sostegno della famiglia, è il primo esempio del genere in Italia. Dà sistematizzazione e razionalizzazione a tutti gli interventi regionali sulla famiglia (dai consultori familiari, al potenziamento del sistema di servizi domiciliari per la non autosufficienza), con l’introduzione di alcune novità tra cui la previsione di un Piano d’azione triennale per la famiglia per coordinare tutte le politiche di settore.
Ferma restando la centralità della famiglia, si guarda soprattutto ai bisogni emersi negli ultimi anni nel Veneto in seguito ai cambiamenti sociali e culturali, dall’invecchiamento della popolazione all’impegno lavorativo delle coppie. Ciò richiede maggiore flessibilità nelle misure esistenti e una maggior articolazione rispetto alle esigenze delle famiglie – ha spiegato Sernagiotto – secondo il principio di sussidiarietà. La normativa affida alla comunità locale la responsabilità e la competenza in merito alla gestione delle dinamiche collettive e rende centrale la famiglia e le sue risorse. La proposta normativa non prevede ulteriori impegni di spesa, anzi la razionalizzazione consentirà un risparmio rispetto alle risorse attualmente impiegate .
Nel corso del convegno è intervenuto Mario Modolo dirigente regionale dei servizi sociali, a cui hanno fatto seguito le relazioni di Riccardo Prandini dell’Università di Bologna sulla famiglia in Italia tra sfide sociali e innovazioni nei servizi e di Ivana Maria Padoan dell’Università Ca’ Foscari Venezia che ha presentato il Master Family Policies “Governance e Gestione delle Politiche Familiari” dell’ateneo veneziano.
Nella seconda parte, con il coordinamento di Barbara Trentin direttrice della rete Elisan, su diversi temi collegati alle politiche familiari, hanno parlato Sylvie Carrega vicesindaco di Marsiglia sul tema, Sandro Marcuzzo avvocato esperto in questa materia, Giorgio Del Re direttore dell’UOC Consultoriale Materno Infantile – Età Evolutiva e Famiglia Distretti n. 2 e n. 3 – Azienda Ulss n. 10 “Veneto Orientale” e Giancarlo Frare presidente FISM Provincia di Treviso (“La scuola per l’infanzia: modelli educativi e spazio delle relazioni genitoriali”).
Nella rete dei servizi attiva sul territorio regionale, i consultori familiari sono presenti con 138 sedi, di cui 111 pubbliche e 27 private, autorizzate e accreditate, con lo scopo di dare consulenza e assistenza al singolo, alla coppia e alla famiglia in atto o in via di formazione. I servizi per la prima infanzia nel Veneto od oggi effettivamente funzionanti sono 810 e possono accogliere un totale di oltre 24.500 bambini. La Regione sostiene anche i nidi in famiglia, le scuole non statali per l’infanzia, i centri per la cura e la protezione dei minori e dello loro famiglie e ha attivato misure di attenzione a favore delle famiglie numerose e del sistema delle adozioni.