In Italia l’informazione a rischio di un nuovo MinCulPop?

Fa discutere l’uscita dell’ex premier e senatore a vita Mario Monti che avanza la necessità di limitare la libertà di espressione e d’informazione nel silenzio dei media. 

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Ha fatto discutere, ma decisamente meno del dovuto, la proposta lanciata nel corso di una comparsata televisiva dall’ex premier e senatore a vita Mario Monti, secondo cui l’informazione andrebbe sottoposta ad uno stretto controllo e limitata la libertà di espressione dei cittadini costituzionalmente garantita. Di fatto una proposta bell’e buona di ritorno in grande stile a quello che nel Ventennio era il MinCulPop, il Ministero della Cultura Popolareattraverso cui il regime fascista controllava minuziosamente quanto veniva pubblicato dai vari giornali e trasmissioni radiofoniche.

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Fa specie che i tre giornalisti presenti in studio, tutti riconducibili all’arcipelago della sinistra, non abbiano fatto un plissé, senza alzare quei ditini che scattano come un riflesso condizionato quando a fare proposte anche non così dirimenti sono gli esponenti del centro destra. Ne, tantomeno, che la cosa non abbia avuto quel rilievo che merita, subito travolto da altre notizie, come quella della manata nel fondoschiena di una giornalista televisiva, gesto sicuramente gratuito, volgare e condannabile, ma sicuramente non della stessa portata di quello che apparirebbe un vero e proprio scardinamento delle libertà costituzionalmente garantite.

Negli ultimi tempi, si assiste ad uno strisciante processo di concentrazione dell’informazione, con le grandi testate quasi tutte riferimento di gruppi industriali o finanziari, con pochissimi editori puri, con giornali su carta e televisivi quasi tutti sintonizzati sul pensiero unico. Poche, molto scarse, le voci indipendenti e fuori dal coro, capaci di dare spazio anche a coloro che sono “colpevoli” di non avere gettato all’ammasso le proprie idee.

E che dire del fatto che da Sant’Ambrogio fino a tutta l’Epifania e anche oltre le principali reti televisive sospendono i programmi di approfondimento politico, proprio nel periodo più caldo della politica nazionale, che vede l’approvazione della Finanziaria 2022 e l’elezione del nuovo presidente della Repubblica? Il rischio è che ilconfronto politico e tra le varie voci della società venga messo in sordina se non a tacere, forse per non disturbarei vari manovratori di candidature resistibili alla poltronissima in palio.

Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.informazione

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