Caro presidente Berlusconi, ci consenta: nella corsa al Gran premio Quirinale da lei un appoggio così plateale e stucchevole, che contraddice alla radice tutto quanto fatto dal partito che lei ha fondato, al reddito di cittadinanza “Lo Schiacciasassi” non se lo sarebbe mai aspettato. Una palese e sostanziale abiura ai sani principi del liberalismo e del buon governo a favore di uno dei due provvedimenti più fallimentari (l’altro è la leghista “quota 100”) mai varati dai governi della Repubblica.
Certo, comprendiamo come lei sia in partita per il Gran premio Quirinale e sia uno dei cavalli dati per favoriti, con la possibilità dalla quarta votazione in poi, quando la maggioranza dei grandi elettori scende a 505 voti, di incassare la poltronissima in palio. Ma da qui a comportarsi come un qualsiasi venditore di tappeti ce ne corre. Passi un Di Maio, ma da lei una strambata così non è proprio il caso.
La coalizione di centro destra in Italia è in largo vantaggio sul centro sinistra, non fosse anche per il minore frazionamento tra partitini e listarelle personali varie. Ma basta poco ad invertire la tendenza e i sondaggi stanno iniziando a registrare qualche primo segnale di caduta di consenso al centro destra, anche grazie alla mancanza di una linea politica coerente e costante, senza continui traccheggiamenti.
Di più: se dovesse essere “Lo Schiacciasassi” a decidere, caro Berlusconi, a lei assegnerebbe senza alcun dubbio la carica di senatore a vita per i meriti conseguiti a favore dello sviluppo economico e sociale del Paese. Sarebbe un sostanziale indennizzo della Repubblica nei suoi confronti per il vergognoso trattamento che il Parlamento (e la maggioranza di sinistra supportata proprio da quei grillini che oggi blandisce) le ha riservato rimuovendola dal mandato ricevuto dagli elettori.
Per presidente della Repubblica indicherebbe invece un “giovane”, un candidato tra i 50-60 anni, magari fuori dai giri della politica politicante, espressione del mondo delle professioni o dell’impresa, che possa dare la giusta energia al processo di riforme e di cambiamento del Paese. Sarebbe anche un segnale per voltare pagina, visto negli ultimi tempi le maggiori cariche dello Stato sono ricoperte da soggetti piuttosto in là con l’età. Intendiamoci, non giovani a prescindere, perché anche tanti quarantenni arrembanti della politica attuale non è che siano tanto meglio, anche per via della loro mancanza di esperienze nella vita lavorativa.
Per il Paese una soluzione ideale potrebbe essere un “giovane” cinquantenne per la presidenza della Repubblica e una persona di prestigio sperimentata come l’attuale premier Mario Draghi alla guida del governo fino al compimento del Pnrr, magari alla guida di un governo meno eterogeneo e rissoso dell’attuale.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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