La Commissione europea sdogana la fettina di coccodrillo con contorno di cavallette croccanti

Dal 1° gennaio 2022 scatta l’etichettatura anonima sull’origine dei prodotti alimentari. 

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fettina di coccodrillo

Dalla Commissione europea arriva sulle tavole dei gourmet europei la nuova dieta Ursula, dove piatti forti saranno la fettina di coccodrillo – finora in Europa maggiormente apprezzato in versione borsetta o cintura dei pantaloni – locuste o cavallette in varie versioni e farina di camole (i vermi della farina): tutti alimenti altamente proteici e pure sostenibili, con cui qualche pasdaran ambientalista vorrebbe sostituire la tradizionale fettina di vitello o tagliata di manzo, ritenuti troppo inquinanti.

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L’apertura ad una nouvelle cousine di ispirazione terzomondista – tutte le nuove pietanze appena sdoganate da Bruxelles sono comunemente consumate proprio nei paesi in via di sviluppo di Africa e Asia – porta con se una serie di pesanti implicazioni sull’agricoltura e zootecnia di qualità, tipica di realtà come quella italiana che ha sempre puntato più sulla qualità e sostenibilità che sulla produzione intensiva tipica di altri paesi del Nord Europa. La fettina di coccodrillo rischia di mettere in crisi quella di manzo.

Ma quel che è peggio è che dal 1° gennaio 2022 torna in auge l’etichettatura anonima dei prodotti alimentari, cessando l’esperienza di successo della norma italiana finita sotto le forche caudine del nuovo regolamento europeo: addio, quindi, all’indicazione di provenienza dei vari prodotti che compongono l’alimento e il luogo della lavorazione finale.

Intanto, la Commissione europea non demorde dal voler introdurre al più presto il sistema di informazione sui contenuti salutistici dei vari alimenti denominato “Nutriscore”, quell’etichetta a semaforo dove il rosso scatta nel caso di presenza di grassi a prescindere dal quantitativo di consumo. La conseguenza sarà che un sacchetto di patatine fritte industriali cotte in qualche olio sarà ritenuto più salubre di un olio extravergine d’oliva per via del suo alto contenuto di grassi, oppure di un pezzetto di formaggio grana o di una buona fetta di salume. Questo perché non si considera la quantità di alimento consumato: mentre è molto facile ingollare in un colpo 100 grammi di patatine fritte, la cosa è decisamente più difficile nel caso dei formaggi e dei salumi, per non dire impossibile nel caso dell’olio extravergine d’oliva.

Anche in questo caso, la forte spinta verso il “Nutriscore” piuttosto che verso il “Nutrinformsupportato dall’Italia e da altri paesi nasconde (nemmeno più di tanto) la spinta delle grandi multinazionali dell’alimentare che puntano ad una dieta globalizzata, dove prodotti altamente trasformati e lavorati hanno la meglio su quelli genuini e naturali.

Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.fettina di coccodrillo

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