Orsi in Trentino: il Consiglio di Stato dà ragione ai protezionisti

L’orso M57 va rilasciato. Sconcerto dal governo trentino. Enpa e Opia: «sentenza storica, la soluzione è la convivenza uomo-animali». 

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L’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) e l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (Oipa), in una nota congiunta, apprezzano la posizione espressa dal Consiglio di Stato nella sentenza in relazione alla situazionedegli orsi in Trentino che, tra l’altro, riconosce che le condanne all’ergastolo dei grandi carnivori sono la strada sbagliata, mentre l’unica percorribile è quella della convivenza.

Il Consiglio di Stato ha affermato che «la provincia di Trento, consultata preventivamente l’ISPRA, nell’esecuzione della presente sentenza dovrà pertanto valutare se le condizioni attuali dell’esemplare M57 abbiano inaspritol’aggressività dello stesso al punto da suggerire l’adozione di misure diverse dalla sua liberazione. In particolare, nell’ottica della tutela dell’incolumità pubblica ispirata al principio di proporzionalità e alla tutela delle condizioni dell’animale come garantita dalle fonti primarie (anche di rango comunitario), l’amministrazione, con il ridetto supporto istruttorio, in sede di esecuzione della presente sentenza dovrà valutare se – avuto riguardo alle accertate condizioni, e ove sussistente al reale livello di pericolosità dell’esemplaresia praticabile la liberazione con radio collare, ovvero la soluzione analoga a quella in precedenza adottata per l’esemplare DJ3».

Quella sugli orsi in Trentino è «una sentenza storica – affermano Enpa e Oipa – di altissimo profilo che riconosce la validità delle nostre posizioni, che entra, finalmente, nel merito, investigando approfonditamente un evento finora affrontato in maniera frettolosa e superficiale. Noi faremo la nostra parte, seguendo con attenzione la risposta concreta della Provincia Autonoma di Trento».

L’orso M57 era stato rinchiuso nella struttura del Casteller sulla collina di Trento dopo l’attacco ad un carabiniere fuori servizio nell’agosto 2020. La Provincia dovrà quindi dare una nuova valutazione alla pericolosità per l’uomodell’orso in questione ed eventualmente disporne la liberazione, seppur controbilanciata dall’applicazione di un radiocollare all’animale, tecnica già adottata per altri esemplari.

Il caso degli orsi in Trentino ha occupato a più riprese la magistratura amministrativa. Dopo la sentenza del Tar che aveva riconosciuto la fondatezza del comportamento della Provincia, era intervenuto il Consiglio di Stato che aveva disposto nuovi controlli sulla qualità della detenzione dell’orso M57.

Enpa e Oipa lo scorso maggio avevano nuovamente appellato il Consiglio di Stato per «ottenere l’annullamento della sentenza del Tar di Trento, previa sospensiva degli effetti, con cui ha respinto la nostra richiesta di libertà per l’orsoM57». Secondo gli ambientalisti «l’incontro col carabiniere è avvenuto in piena notte in una zona boscosa, e quindi nell’habitat dell’animale, con modalità poco chiare. Dalle ricostruzioni risulta evidente che quella di M57 è stata una naturale reazione dovuta alla paura. L’orso è stato preso alla sprovvista dall’incontro ed è stato costretto a un falso attacco. Un comportamento che non prevede il carcere a vita».

Da parte della Provincia si esprime «stupore per la sentenza del Consiglio di Stato, che purtroppo non ha preso in considerazione la realtà dei fatti. La pericolosità del comportamento dell’orso M57 è indubbia e comprovata da Ispra, che lo scorso gennaio ha confermato la legittimità della decisione di disporne la captivazione».

La Provincia dovrà rivedere la propria linea d’azione, finora improntata al contrasto dei grandi carnivori, orsi o lupi che siano, con la maggioranza leghista che spinta dalle organizzazioni agricole ha puntato al ricorso della riduzione mediante il loro abbattimento. Ora si dovrà puntare maggiormente sulla prevenzione e sul cambiamentodelle abitudini da parte degli abitanti della montagna e dei frequentatori dei boschi.

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