L’economia non osservata è costituita dalle attività produttive di mercato che, per motivi diversi, sfuggonoall’osservazione diretta ponendo particolari problemi di misurazione: essa comprende, essenzialmente, l’economia sommersa e quella illegale.
Le principali componenti dell’economia sommersa sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni volutamente errate del fatturato e/o dei costi (sotto-dichiarazione del valore aggiunto) o generato mediante l’utilizzo di lavoro irregolare. Ad esso si aggiunge il valore dei fitti in nero, delle mance e una quota che emerge dalla riconciliazione fra le stime degli aggregati dell’offerta e della domanda.
L’economia illegale include sia le attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibite dalla legge, sia quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. Le attività illegali incluse nel Pil dei Paesi dell’Unione europea sono la produzione e il commercio di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di sigarette.
Nel 2019 il valore aggiunto generato dall’economia non osservata, ovvero dalla somma di economia sommersa e attività illegali, si è attestato a 202,9 miliardi di euro, con una flessione del 2,6% rispetto all’anno precedente (quando era di 208,2 miliardi di euro) in controtendenza rispetto all’andamento del valore aggiunto, cresciuto dell’1,3%. L’incidenza dell’economia non osservata sul Pil si è di conseguenza ridottadi 0,5 punti percentuali, portandosi all’11,3% dall’11,8% del 2018.
Quasi tutte le componenti dell’economia non osservata hanno evidenziato una contrazione: il valore aggiunto sommerso da sotto-dichiarazione è diminuito di 3,8 miliardi di euro rispetto al 2018, quello generato dall’impiego di lavoro irregolare di 1,2 miliardi, mentre le altre componenti hanno registrato una riduzione di 0,5 miliardi. L’economia illegale ha invece segnato un aumento, pur se molto contenuto, rispetto all’anno precedente (+174 milioni).
Nel 2019, il complesso dell’economia sommersa vale 183,4 miliardi di euro, l’11,4% del valore aggiunto prodotto dal sistema economico, in calo di 5,5 miliardi rispetto all’anno precedente.
La componente legata alla sotto-dichiarazione vale 90,2 miliardi mentre quella connessa all’impiego di lavoro irregolare è pari a 76,8 miliardi (rispettivamente 94,0 e 78,0 miliardi l’anno precedente). Le componenti residuali ammontano a 16,4 miliardi, in calo rispetto ai 16,9 del 2018.
La diffusione del sommerso economico risulta fortemente legata al tipo di mercato di riferimentopiuttosto che alla tipologia di bene/servizio prodotto. Nel complesso, i settori dove è più alto il peso del sommerso economico sono gli Altri servizi alle persone (35,5% del valore aggiunto totale), il Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (21,9%) e le Costruzioni (20,6%). Negli Altri servizi alle imprese (5,5%), nella Produzione di beni d’investimento (3,4%) e nella Produzione di beni intermedi (1,6%) si osservano invece le incidenze minori.
Il contributo del valore aggiunto sotto-dichiarato sul complesso dell’attività produttiva ha un ruolosignificativo nel Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (11,9% del totale del valore aggiunto), negliAltri servizi alle persone (11,5%), e nelle Costruzioni (10,9%). Il fenomeno risulta invece meno rilevante negli Altri servizi alle imprese (2,4% del totale del settore), nella Produzione di beni di investimento (2,1%) e nella Produzione di beni intermedi, energia e rifiuti (0,6%).
D’altra parte, il valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare ha una maggiore incidenza negli Altri servizi alle persone (23,2% del valore aggiunto totale), dove è rilevante l’incidenza del lavoro domestico. Il fenomeno risulta, invece, limitato nei tre comparti dell’industria in senso stretto (con un peso compreso tra l’1,0% e il 2,8%) e negli Altri servizi alle imprese (1,7%). Nel settore primario il sommerso, generato solo dalla componente di lavoro irregolare, rappresenta il 17,3% del totale prodotto dal settore.
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