Caro energia, prime conseguenze sulla manifattura

Le acciaierie rallentano o fermano la produzione, al palo la produzione di fertilizzanti, fermata la produzione di AdBlue per i motori Diesel. 

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caro energia

Le prime conseguenze del caro energia determinato dalla corsa del prezzo del gas metano e, in misura minore, del petrolio, iniziano a farsi sentire sulla manifattura e sulle famiglie, con la prima che inizia a rallentare se non a fermarsi del tutto e con le seconde che iniziano a fare i conti con le bollette spinte al rialzo proprio all’avvio della stagione fredda.

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A spingere al rialzo il prezzo dell’energia fattori contingenti (come il rallentamento della produzione in Russia e in Libia), di mercato (l’accaparramento del gas metano liquido da parte dei mercati orientali, che lo pagano più che in Europa) e politici (la via della conversione energetica imboccata troppo repentinamente da troppi facili demagoghi sta causando più danni di quelli che vorrebbe risolvere), tutte cause tra loro concatenate che hanno innescato un insieme esplosivo che sta deflagrando nelle imprese e nelle famigliein termini di bollette alle stelle.

Proprio il caro energia sta determinando il rallentamento se non la fermata di numerosi impianti siderurgici, specie quelli che utilizzano i forni elettrici funzionanti a rottame, cui s’aggiungono a ruota quelli dell’industria del fertilizzante, causando problemi di aumento di costi e di scarsità di concimi per il mondodell’agricoltura. Ne va meglio il settore della mobilità, che vede l’unico produttore nazionale che ha fermatola produzione dell’additivo per i motori Diesel Euro 5 e Euro 6, commercialmente noto come “AdBlue”, anch’esso a base di urea. E se nel serbatoio dell’additivo non c’è abbastanzaAdBlue”, il motore si fermae non riparte finché non si effettua il rabbocco, con il rischio di bloccare camion, furgoni e pure automobili.

Che la transizione energetica sia stata impostata male ed eseguita peggio, in modo estremamente demagogico e poco pragmatico è ormai sotto gli occhi di tutti, con una classe politica, italiana ed europea, totalmente priva delle basi tecniche ed economiche per affrontarla, sensibile solo alle “gretinate” e al fascino di voler essere il primo della classe in fatto di tutela dell’ambiente, quando l’Europa è già tra le realtà più virtuose,  infischiandosene se poi, all’atto pratico, si finisce per inquinare di più e di causare tanti problemi sociali con la chiusura di fabbriche e la perdita di migliaia di posti di lavoro.

In questo scenario, l’unica difesa da parte delle famiglie è di ridurre i consumi per risparmiare e fronteggiare i rincari delle bollette e dei generi alimentari di prima necessità, con il risultato che la ripresa economica appena partita rischia di insabbiarsi specie sul fronte dei consumi finali.

E in questa situazione estremamente delicata il governo Draghi che fa per combattere il caro energia? Trova la bellezza di 200 milioni ma per rifinanziare il reddito di cittadinanza per tenere buona la manomorta clientelare di M5s e Pd, distogliendo i soldi dai fondi per i pensionamenti dei lavoratori usuranti, di quelli precoci e del sostegno alle famiglie. Siamo alle solite: per chi fatica e lavora, calci in culo. Per chi fa il poltronaro e lavora in nero, soldi pubblici a catinelle.

Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.caro energia

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