Prosegue la risalita l’industria calzaturiera italiana, ma i livelli pre-pandemia restano lontani in molti indicatori congiunturali. Secondo l’analisicondotta dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, i risultati più confortanti arrivano sul fronte dell’export, trascinato dalle grandi firme internazionali.
In Veneto, una delle regioni leader del comparto, nel primo semestre 2021 il numero di imprese attive (tra calzaturifici e produttori di parti) secondo i dati di Infocamere-Movimprese, è rimasto invariato, accompagnato da un saldo negativo di 679 addetti. Sul fronte dell’export, si registra una crescitadel 28,3% in valore sullo stesso periodo dell’anno precedente, tra calzature e componentistica (con un +1,5% sui livelli pre-pandemia di gennaio-giugno 2019).
Le prime 5 destinazioni dell’export veneto nel primo semestre 2021 sono risultate Francia (+40,2%), Svizzera (+36,8%), Germania (+17,6%), USA(+117,8%) e Spagna (+22,3%) che tutte assieme coprono il 60% dell’export regionale.
Per quanto riguarda le ore di Cassa integrazione guadagni autorizzate da INPS, nel primo semestre del 2021 per le imprese venete della filiera pelle si registra una flessione del 33,4% rispetto allo stesso periodo del 2020, in controtendenza rispetto al trend nazionale: sono state autorizzate 5,3 milioni di ore (con un +690%, comunque, rispetto al primo semestre di due anni addietro).
Sull’andamento dello scenario nazionale dell’industria calzaturiera italiana è intervenuto Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici e del salone MICAM Milano: «gli ultimi dati economici che tracciano il perimetro del nostro settore ci confortano, evidenziando come anche nel secondo trimestre dell’anno emerga un forte recuperonei principali indicatori dopo l’impennata già registrata a marzo. Un rimbalzo legato soprattutto al confronto con mesi in cui le restrizioni imposteovunque durante il confinamento avevano fortemente condizionato le attività delle imprese, la distribuzione e i consumi».
Per Badon «le elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici mostrano incrementi a doppia cifra sull’anno precedente: aumentano sia la produzione industriale (+13%) che il fatturato (+22%), oltre alla spesa delle famiglie italiane (+17,4%); fa ben sperare l’export (+31,5% in valore). Allo stato attuale, però, resta ancora elevato il gap coi livelli pre-Covid. Se le vendite estero, grazie al terzismo per le multinazionali del lusso, limitano il divario col 2019 attorno al -5% in valore (ma con un -11% in quantità nei primi 5 mesi), domanda interna, produzione industriale e fatturato restano ancora decisamente al di sotto dei livelli, già peraltro poco soddisfacenti, di due anni addietro (con divari superiori al -15%): per 7 aziende calzaturiere su 10 il fatturato è ancora nettamente inferiore».
Per quanto riguarda l’export a livello nazionale, trend disomogenei tra i mercati esteri: recuperano i flussi verso la Svizzera, corre la Cina (grazie alle griffe), rimbalzi notevoli per Francia e USA; male invece Giappone e Regno Unito. Sul mercato interno, dopo un avvio 2021 ancora negativo, segnali confortanti per maggio e giugno, in cui gli acquisti delle famiglie hanno sfiorato i livelli 2019; si attenua l’impennata delle vendite online.
Il lungo periodo di forte difficoltà indotta dall’emergenza sanitaria sta lasciando il segno nei dati occupazionali dell’industria calzaturiera: 2.000 addetti in meno da inizio anno(-3.000 considerando anche la componentistica); i calzaturifici attivi sono calati di 61 unità. La Cassa integrazione guadagni nella Filiera pelle, dopo il record del 2020, segna nel primo semestre un ulteriore +3,8%, con un numero di ore autorizzate dieci volte superiore a due anni addietro.
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