Auto elettriche, non è tutto oro quel che promette la pubblicità martellante

Aumentano i richiami per difettosità alle batterie o all’elettronica di controllo che assorbono miliardi dalle casse dei costruttori, con azioni di riqualificazione sempre più costose e impegnative.

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Nonostante la pubblicità martellante specie da parte di quelle case costruttrici la cui immagine è stata travolta nello scandalo delle emissioni scientemente truccate dei propulsori Diesel, peraltro ingiustamente ostracizzato soprattutto dalla politica nonostante sia oggi il propulsore energeticamente più efficiente ed ambientalmente rispettoso, i problemi di gioventù delle auto elettriche non cessano, ma semmai sono in decisa crescita, così come le campagne di richiamo per aggiornamenti e manutenzioni straordinarie da parte delle varie case costruttrici.

Per le case il problema non è solo l’incremento dei richiami che mettono a rischio la fiducia – già in sé scarsada parte dei consumatori verso questo prodotto, ma soprattutto la crescita esponenziale dei costi di adeguamento: solo per gli ultimi casi, Ford, General Motors e Hyundai hanno portato già a ben oltre 2 miliardi di dollari la stima della spesa per i richiami delle auto elettriche a rischio incendio.

Quanto accaduto agli inizi dell’avventura elettrica alle auto di Tesla con problemi di affidabilità che persistono tutt’ora, si sta ripetendo in capo a tutti gli altri costruttori che hanno imbracciato la via dell’elettrico sull’onda di scelte politiche demagogiche e tecnicamente infondate, per cui un veicolo elettrico sarebbe più sostenibile e con minore impatto ambientale rispetto ad uno con propulsione termica. E quanto sta accadendo potrebbe moltiplicarsi per enne volte man mano che aumenterà la diffusione della propulsione elettrica, pompata in Europa da generosi quanto inutili sovvenzioni pubbliche.

Per le Case non c’è solo il problema dei costi di richiamo e di adeguamento del prodotto difettoso: sempre più spesso le campagne di richiamo si accompagnano a campagne di richieste di danni da parte dei consumatori, specie nei mercati più evoluti come quello americano, dove le associazioni consumeristiche stanno affilando le armi anche grazie al supporto della autorità di sicurezza dei trasporti che impongono alle Case costruttrici i richiami e gli adeguamenti dei veicoli.

In un’intervista al canale televisivo CNBC, Doug Betts, presidente della divisione auto di JD Power (una delle realtà che si occupano di indagini di affidabilità dei veicoli), i richiami fin qui condotti da Ford, Hyundai e Chevrolet hanno riguardato 132.000 veicoli per un costo che ha superato i 2 miliardi di dollari solo sul mercato americano.

Quanto ai vari modelli elettrici più cagionevoli, questi non sono esposti solo al rischio di incendio delle batterie, ma ci sono anche i problemi al sistema elettronico di gestione della batteria e del motore elettrico. Così Tesla ha dovuto effettuare aggiornamenti al programma di gestione delle proprie auto per un costo di 1,5 milioni di dollari, mentre la nuova Porsche Tycan sta registrando problemi al sistema di gestione dell’energiadisponibile nella batteria.

Tra i casi di maggiore rilevanza per numero di modelli coinvolti e di costi per le case costruttrici, le Chevrolet Bolt EV prodotte tra il 2017 e il 2019 sono ben 69.000 auto elettriche richiamate in tutto il mondo (51.000 solo negli USA; in Europa non è importata) per una spesa stimata in 800 milioni di dollari. Per la Hyundai Kona, distribuita anche in Europa, il richiamo scattato dopo circa 15 incendi con un costo di 900 milioni di dollari.

Per Ford i richiami hanno riguardato il nuovo Suv Mustang Mach-E che ha avuto problemi di ricarica della batteria ausiliaria a 12V che ne impedivano il funzionamento a causa di un problema nel programma di gestione, mentre per la più diffusa Kuga il richiamo ha riguardato 20.500 esemplari per il rischio di surriscaldamento delle batterie per un costo di 400 milioni di dollari.

La Porsche Tycan ha subito azioni di richiamo per l’improvvisa perdita di potenza durante la guida, mentre BMW e Volvo stanno richiamando diversi modelli elettrici e “plug-in” per problemi di ricarica.

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