A giugno il fatturato dell’industria cresce del 3,1%

Il II semestre chiude con una crescita del 5,5%. All’orizzonte dense nubi sulla crescita economica per cause esterne: drastica crescita dei prodotti energetici, difficoltà di approvvigionamento delle materie prime ed intermedie, boom dei costi di trasporto dal lontano Oriente. Pil tedesco vira in negativo. 

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A giugno 2021 il fatturato dell’industria è cresciuto del 3,1% e chiude il secondo semestre a +5,5%: tanto è bastato per fare intonare le fanfare alla politica nazionale. Se i risultati della prima metà del 2021 sono oggettivamente buoni ed incoraggianti, dense nubi s’addensanoall’orizzonte e i primi effetti si registrano già in Germania, dove l’indice Ifo sulla fiducia delle imprese è calato per la seconda volta consecutiva, scendendo ad agosto decisamente più del previsto 100,4 attestandosi a 99,4 punti. A ciò s’aggiunge la stima al ribasso della crescita del Pil tedesco, che dal 4% viene rivisto al 3,1% o anche al 3%.

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La tendenza a virare in negativo dell’economia tedesca avrà effetti anche su quella italiana, legata a doppio filo alla manifattura teutonica, e sarà già tanto confermare al crescita del 5% del Pil italiano a fine 2021 che, seppur migliore di quello tedesco, sconta una maggiore caduta nell’anno della crisidel Covid.

Ad aggravare la situazione ci sono una serie di condizioni esterne all’Europa, che spaziano dall’impennata dei prezzi delle materie energetiche (il gas metano è cresciuto di oltre il 40% e avrà forti ripercussioni sulle bollette dei consumatori a partire da ottobre 2021), delle materie prime e del costo dei trasporti delle merci dai produttori del lontano Oriente ai mercati occidentali, tanto che molte filiere produttive dell’industria – ad iniziare da quella dell’automotive – hanno dovuto rivedere drasticamente al ribasso la previsione di produzione del secondo semestre 2021, mentre le catene commerciali denunciano problemi di approvvigionamento delle merci in vista della stagione delle vendite di fine anno.

Una serie di situazioni che dovrebbero indurre le cicale italiane a cantare di meno e a trasformarsi in tante operose formichine, limitando al massimo gli sprechi e ad investire bene le risorse disponibili, specie quelle ottenute a debito. Specie ora che sono in punto di decollare ben 60 milionidi cartelle esattoriali tenute ferme per oltre un anno, che valgono quasi 1.000 miliardi di euro, di cui solo un terzo abbondante effettivamente riscuotibile.

Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.industria

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